Dopo quasi un anno di trattative per ottenere l’accesso, un team di 15 scienziati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è arrivato oggi a Wuhan con la missione di indagare e scoprire le origini del virus che ha causato la malattia Covid-19.

Il gruppo, che comprende esperti provenienti da Stati Uniti, Australia, Germania, Giappone, Regno Unito, Russia, Paesi Bassi, Qatar e Vietnam, dovrà affrontare una ricerca “politicamente” sensibile per rivelare la fonte della pandemia a più di un anno dopo che il misterioso virus è stato rilevato per la prima volta. Arrivano proprio mentre la commissione sanitaria cinese segnala la prima morte di coronavirus del paese in otto mesi, nella provincia di Hebei, area che circonda Pechino, dove una nuova ondata dell’epidemia è considerata la peggiore da mesi.

Le autorità cinesi hanno imposto nuovi blocchi nelle principali città che ospitano decine di milioni di persone attraverso severe restrizioni dopo che una donna residente nel villaggio di Zengcheng risultata positiva e ricoverata in ospedale il 9 gennaio scorso, è morta mercoledì per insufficienza cardiocircolatoria.

Il conteggio giornaliero è di 216 nuovi casi confermati di cui 78 asintomatici. Un aumento giornaliero maggiore da marzo 2020 che ha spinto le autorità cinesi a portare avanti una campagna di vaccinazione per 50 milioni di persone entro l’11 febbraio, giorno in cui inizia il periodo del capodanno lunare cinese con viaggi che verranno scoraggiati o vietati.

Secondo i registri ufficiali, meno di 5 mila persone sono morte in Cina a causa del coronavirus, un dato probabilmente sottostimato. Le persone hanno iniziato ad ammalarsi a dicembre 2019 a Wuhan, città in cui è emersa per la prima volta l’epidemia (collegata ad un vasto mercato alimentare che tratta animali vivi) devastandola per mesi prima che la situazione fosse nuovamente sotto controllo nel marzo 2020.

Gli esperti dell’OMS inizieranno il vero compito dopo il protocollo che prevede la quarantena di 2 settimane per chi arriva con voli internazionali. Potranno nel frattempo lavorare in videoconferenza scambiando opinioni con gli scienziati cinesi senza raccogliere prove sul campo. Due di loro arriveranno con ritardo perché sono stati trattenuti a Singapore durante il transito, per non aver superato il controllo sanitario. Il resto della squadra è arrivato all’aeroporto di Wuhan attraversando un tunnel di plastica trasparente improvvisato nello scalo, accolto dal personale dell’aeroporto equipaggiato con tute protettive.

Il viaggio era stato già ritardato di oltre una settimana dalle autorità cinesi. I ricercatori saranno alle prese con “ostacoli politici” che cercheranno di prevenire scoperte imbarazzanti, anche se Pechino si è impegnata a collaborare dopo l’autorizzazione concessa dal governo del presidente Xi Jinping. La Cina ha già in passato punito le persone che hanno cercato di pubblicare informazioni attraverso canali non ufficiali. Noto è il caso del defunto giovane medico oftalmologo Li Wenliang, i cui primi avvertimenti sul coronavirus gli sono valsi un rimprovero da parte delle autorità cinesi che hanno chiesto scusa alla sua famiglia solo sei settimane dopo la sua morte, causata dal virus.

La Cina aveva respinto in precedenza diverse richieste di un’indagine internazionale per il fatto che l’amministrazione Trump aveva incolpato Pechino per la diffusione del virus, cercando di creare confusione sull’origine di questo virus con la promozione di teorie che affermano che l’epidemia potrebbe essere iniziata con le importazioni di frutti di mare contaminati. Ma senza alcuna prova, queste affermazioni sono state respinte da scienziati e agenzie di tutto il mondo.

Una possibilità è che un bracconiere di animali selvatici possa aver trasmesso il virus ai commercianti che lo hanno portato a Wuhan.

La visita degli scienziati dell’OMS è stata avvolta nel segreto, senza rivelare esattamente cosa faranno e dove andranno. Sarà la Cina a dettare l’agenda della ricerca e delle indagini. Improbabile che basti una sola visita per confermare le origini del virus. Ci vorranno anni di ricerca, compreso il prelievo di campioni animali, analisi genetiche e studi epidemiologici, per aiutare a contrastare le future pandemie.

Un obiettivo è senz’altro l’Istituto di virologia di Wuhan, uno dei migliori laboratori di ricerca sui virus con un ricco archivio di informazioni genetiche sui coronavirus di pipistrello, iniziato dopo lo scoppio nel 2003 della sindrome respiratoria acuta grave. Ma per l’OMS non ci sono piani per valutare se possa esserci stato un rilascio accidentale del coronavirus dal laboratorio di Wuhan, come invece hanno affermato alcuni politici americani, incluso il presidente Trump.

La Cina sta cercando di trasformare la narrativa della pandemia come una vittoria indiscussa del Partito Comunista. I media statali hanno in gran parte ignorato gli errori fatti dal governo e hanno descritto la risposta come una prova della superiorità del sistema autoritario rispetto a quello degli Stati Uniti e di altre democrazie che stanno ancora lottando per contenere il virus.

Questi sforzi si sono intensificati con l’avvicinarsi dell’anniversario del 23 gennaio. Nelle ultime settimane il governo ha schierato un esercito di censori per “ripulire” online le critiche sulla gestione sanitaria di Wuhan.