In mattinata, Giuseppe Conte si recherà al Quirinale per dimettersi, aprendo una delicata crisi di governo. Prima, comunicherà al Consiglio del Ministri la sua decisione di lasciare il timone del governo, poi salirà al Colle per la formalizzazione delle sue dimissioni.
Da quel momento in avanti, diverse soluzioni entreranno negli scenari che il Capo dello Stato dovrà valutare. Con tutta probabilità, Sergio Mattarella avvierà le consultazioni lampo di tutte le forze politiche, eventualmente giungendo anche alla soluzione estrema dello scioglimento delle Camere.
Oppure, in caso altrettanti estremo, ritornando a un reincarico al premier uscente, quest’ultima evenienza auspicata dal Movimento Cinque Stelle, che definisce il passaggio a un Conte-terzo come «inevitabile e unico sbocco di questa crisi scellerata». I cinque stelle, infatti sperano in un “rimpasto” di governo, un Conte ter che abbia una maggioranza più cospicua della precedente.
Anche il Pd apre a un nuovo governo a guida “dell’avvocato Conte” anche se ancora non si sa come.
Il presidente del Consiglio per ore è stato di fronte al bivio se dimettersi in giornata o attendere ancora. Ha deciso di aspettare qualche ora in più nel tentativo di incassare il via libera dei partiti di riferimento della maggioranza (Pd, M5Se Leu).
Un via libera poi giunto ma che, nei fatti, non rappresenta ancora un viatico per il Conte ter, fino a quando, almeno, non si chiariranno le posizioni di Italia Viva.
Per ora, l’unica strada possibile resta quella – un’ipotesi – di elezioni anticipate, puntualmente negate dal governo che sta per crollare, auspicate, invece, da Forza Italia e dalla Lega che guardano già alle urne.
Dal canto suo, Silvio Berlusconi smentisce «ogni trattativa per un eventuale sostentamento al governo in carica». auspicando, quindi, implicitamente, le elezioni.
Il segretario della Lega, Matteo Salvini, chiede invece che si fermino «i giochini » e si ridia «la parola al popolo» per avere un parlamento e un governo «per cinque anni seri scelti dagli italiani».
Gli fa eco l’alleata e Presidente di Fdl, Giorgia Meloni, che parte all’attacco: «L’Italia non si merita questo schifo» dice.
Anche Italia Viva, dall’altro lato dell’opposizione, teme un’eventuale “minestra riscaldata.” Il segretario democratico, invece, Nicola Zingaretti, ai microfoni di Radio Immagina, ribadisce che il Pd è impegnato alla costruzione di un governo «autorevole ed europeista. e con una base parlamentare «ampia», continuando a sperare in una fiducia dal numero più ampi e dalla maggiore solidità.
Le ipotesi, ora. È buio per Giuseppe Conte, che giocherà di notte la sua partita più rischiosa. Deve arrendersi ai numeri che ancora non ci sono e accettare l’esiguo scudo offertogli da Pd, M5S e Leu.
Dal canto suo, Renzi è appostato per balzare al governo. «Se Conte non pone veti su Iv, la delegazione Iv non porrà veti sul suo nome» dichiara il suo partito.
Conte si è preso un’intera notte per riflettere, aspettando la convocazione del Consiglio dei ministri in cui comunicherà la sua scelta, prima di salire al Colle. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel frattempo, partecipa al passo indietro del premier per gestire una crisi di governo che si apre in un momento delicato per il Paese.
Le consultazioni con i gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione non dovrebbero, tuttavia, iniziare prima di mercoledì, dicono voci di corridoio, ma bisogna anzitutto verificare prima se ci siano i margini per un reincarico.
Il veto potrebbe addirittura essere appannaggio di Renzi, ma da Palazzo Chigi si limitano a dire che ora è tutto nelle mani del capo dello Stato.
Certo, rinnovare l’accordo con Italia Viva non sarà facile, dopo che Renzi aveva asserito un «mai più» con decisa nettezza.
Da parte degli avversari del leader di Italia Viva, per “sminare” Renzi è necessario allargare (questa volta per davvero) la funzionalità e rendere i suoi senatori non più essenziali, ma chiaramente è un obiettivo complicato e non sicuro. Certo, nei gruppi parlamentari si avverte tensione per la partita che, ora, si apre: i Cinque stelle fibrillano e si dividono ancora sul nome di Renzi.
Per quanto riguarda, invece, un nuovo premier, già circolano i nomi dei Democratici Franceschini o Guerini, sicuramente graditi anche a Renzi, ma che non si sa se il M5S accetterebbe.
Larghe intese, tuttavia, che non solo il Pd e il M5S ma anche Lega e Fdi respingono con forza.
La scacchiera è ancora un campo tanto minato quanto aperto, così come una sala da ballo in un Congresso, ma non è nemmeno esclusa la possibilità di un ritorno alle urne.