Come annunciato a maggio dalla Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti (USCCB), l’eucarestia di Biden è posta al vaglio: concedere o no la comunione a un Presidente che si dichiara cattolico ma che si dice a favore di princìpi che vanno contro i dettami della Chiesa, in primis, l’illiceità dell’aborto?

A maggio era stata annunciata una votazione prevista per giugno, ed ecco arrivato giugno: in breve, la “scomunica” è vicina. Nonostante il Vaticano avesse invitato a soprassedere sulla questione, la Conferenza Episcopale Usa vira verso il divieto al 46esimo Presidente degli Stati Unniti di accostarsi all’eucarestia.

La risposta di Joe Biden non si è fatta attendere: “è una questione privata” ha detto il Presidente “e non penso che accadrà”. Eppure sono ben tre quarti del totale i prelati a favore della scomunica: 155, contro i 55 contrari e i 6 astenuti.

Il rifiuto dell’eucarestia ai politici pro-aborto, in America, non è nuovo: nel 2004 fu rifiutata a John Kerry, democratico, oggi inviato di Biden sul clima; così come di politici dichiarati cattolici vanno ricordati anche John Fitzgerald Kennedy e Jimmy Carter e, ovviamente, Trump, molto amato dall’ala cattolica.

Il cattolicesimo americano, più conservatore, è inoltre ai ferri corti con la Chiesa di Roma, sempre più permissivista.

Di contro alla decisione della USCCB, 60 parlamentari cattolici democratici che sostengono la linea di Biden, hanno pubblicato un contro-documento nel quale invocano la separazione tra Chiesa e Stato, e proclamano il primato della libertà di coscienza, tra essi vi è anche la Speaker Nancy Pelosi, l’acerrima nemica di Trump.