Sfogliando una delle diverse riviste che fanno capo all’editore Armando Dadò mi sono imbattuto nel titolo “1.114 cittadini scrivono a Mario Timbal”.
Numero di per se notevole, ma di ancora maggior peso considerato che nel centinaio di nomi elencati nell’articolo figurano personaggi di spicco del nostro mondo culturale. Presenti sono i diversi orientamenti con una prevalenza della sinistra come è di fatto nello spazio della cultura.
La lettera è l’espressione della indignazione per la trasmissione televisiva della RSI Turné Soirée, lo spettacolo dei libri trasmessa in “prime time” il sabato sera, spettacolo giudicato molto severamente e definito “scialbo, confuso, un fragoroso tonfo nel vuoto”, e ancora “la leggerezza del non essere, affinché la cultura di cui il libro è l’espressione privilegiata sia finalmente accessibile a tutti, poco importa se cucinata con battute banali, di cattivo gusto, dissacranti”.
Incuriosito, mi sono guardato diversi passaggi di alcune delle trasmissioni incriminate e senza voler infierire, condivido la reazione, specie di uomini e donne di cultura. La televisione è spesso tentata di prendere scorciatoie per non perdere pubblico (l’angoscia dell’auditel). Si cerca di essere originali, cosa tutt’altro che facile, stupire con atteggiamenti inaspettati quando non balzani, rischiando di cadere nel cattivo gusto e nella sciatteria e sono rari gli Arbore geniali dell’intrattenimento.
Questa difficile ricerca di espressioni eterodosse ed accattivanti non è certo nuova. Anni fa si è molto dibattuto sul concetto di “infotainment”, un ibrido che cercava di rendere più leggera l’informazione coniugandola con l’intrattenimento. Tra le conseguenze, ad esempio in Italia, uomini politici inseriti con ruolo da giullare (ma contenti di farsi vedere) in programmi difficilmente classificabili. A proposito di approcci diversi chi non ricorda gli eleganti “Controluce” di Michele Fazioli sostituiti da una specie di gioco dell’oca con note personalità di Canetta? E qui per farla breve veniamo allo scontro di concezione della cultura tra generazioni. Quella della mia (allargata) e quella di classi molto più giovani chiamate “Z” o “millennial”.
Quella di chi doveva passare degli esami impegnativi, basandosi anche sul vituperato nozionismo – benvenute le nozioni punti essenziali per costruire trama e ordito della cultura – e quella della cultura che definisco Wikipedia. In queste poche righe sono obbligato a generalizzare, vi sono sempre le eccezioni, e ammetto che il mio giudizio potrà essere sospetto perché viene da un dinosauro oltretutto conservatore.
Penso però che queste due diverse concezioni di cultura meriterebbero un dibattito e approfondimento nel Paese. Da anni vi è una tendenza che vorrebbe semplificarla, renderla più accessibile a tutti e di conseguenza si crede di trovare la soluzione nell’abbassamento del livello. Comprensibile l’aspirazione ma strada traditrice e scivolosa.
Ora la RSI per questi temi è un interlocutore naturale essendo uno dei vettori culturali più importanti nel Cantone, oltretutto dotata di ampi mezzi.
Attenzione però a non snaturare e inquinare il dibattito con argomenti estranei.
Non mi sono sfuggite le pagine di ben elaborate, pungenti critiche alla attuale (nuova) direzione della RSI. Articoli interessanti pubblicati da La Regione, purtroppo sotto pseudonimo.
Essendo carico di anni e conoscendo un poco fatti e abitudini di casa nostra, mi sono chiesto come mai proprio La Regione, che nel passato è sempre stata in sintonia con Comano, anche per l’affinità dell’orientamento politico, che si avvale di alcuni dei migliori giornalisti (presenti e passati) della RSI per i propri editoriali, prende partito in modo così apertamente critico, tale da non poter pensare si tratti di fuoco amico.
Ora anche le confrontazioni che accompagnano i cambi di potere possono essere utili, come lo è qualsiasi critica quando intelligente.
Però attenzione di non confondere due reazioni che possono dare origine a due confronti dai contenuti e dai livelli diversi.
L’approfondimento a proposito della conoscenza della cultura, della sua concezione ai nostri tempi, della possibilità di riunire, far convivere e collaborare approcci diversi, non dovrebbe venire abbandonato. È anche un’occasione per gli operatori culturali di farsi meglio conoscere, di ribadire la loro presenza nella vita del Cantone quali portatori del supplément d’âme.
Ma lo scontro culturale non deve venir inquinato dallo scontro di potere pure legittimo ma che potrebbe intorbidire le acque.
Che la corporazione di Comano adusa negli ultimi anni a venir guidata da un Direttore espressione propria cerchi di resistere ad una presa di comando che viene dall’esterno è naturale e la vita non sarà facile per il nuovo arrivato.
È però nell’interesse per il progresso di qualsiasi organizzazione che il nuovo abbia un suo corso di successo.
Benvenuta in ogni modo l’infelice trasmissione ereditata dalla vecchia gestione, se permetterà un corale dibattito nel Paese su concezioni e diffusione della cultura nella odierna realtà.

Pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore e della testata