Il governo di Cipro ha tempo fino al 25 marzo per trovare un accordo politico che consenta di far scattare il piano di aiuti internazionali da circa 17 miliardi di euro. In caso contrario, la Banca centrale europea non garantirà più liquidità di emergenza alle banche dell’isola.

Le banche cipriote sono a un passo dal tracollo. Dall’Eurogruppo è arrivato l’ordine tassativo di tenerle chiuse fino a martedì prossimo nella speranza che venga trovata una soluzione.

Soluzione assai improbabile, se si pensa che le autorità europee hanno riferito di essere in “trattative aperte” sulla possibilità che Cipro esca dalla Zona euro.
Dopo il rifiuto del Parlamento di Nicosia al progetto dell’Eurogruppo che prevedeva un prelievo sui conti bancari dei cittadini, il rischio di un collasso del sistema bancario cipriota è sempre più alto.
A Cipro l’incertezza è grande. Il governo cerca un piano alternativo che consenta al paese in piena crisi finanziaria di ricevere i finanziamenti esterni, scongiurando l’implosione del sistema bancario e il default del debito.

A mettere ulteriori pressioni sulle autorità cipriote è giunto l’ultimatum di Mario Draghi : la Banca centrale europea precisa in un comunicato che “il piano di Emergency Liquidity Assistance potrebbe essere preso in considerazione solo se un programma di sostegno dei creditori internazionali (Commissione europea, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea) fosse attivo e assicurasse la solvibilità delle banche coinvolte”.
volano della ripresa economica.

Pur rilevando progressi sulle condizioni dei mercati, il comitato europeo di vigilanza sui rischi sistemici mette in guardia dalle perduranti “fragilità” del sistema, tra cui in particolare l’incertezza sui bilanci delle banche, che mina le loro capacità di raccogliere fondi e finanziare l’economia”.