RodinDistinguere per non confondere

In politica è essenziale distinguere tra previsione e speranza. Non sono la stessa cosa. Se si desse retta alle speranze dei politici, dei partiti e dei galoppini i seggi in Consiglio di Stato dovrebbero essere almeno 8 e quelli in Parlamento 130. Ma sono 5, rispettivamente 90, e tali rimarranno. Non potranno vincere tutti e, se alcuni vinceranno, altri per forza perderanno.

Necessità di un leader

Riflettevo ieri sera mentre ascoltavo il discorso di un capo partito, pensando ai miei amici della Destra. Quanto sarebbe migliore la loro condizione, se avessero un leader! Ma non ce l’hanno e a me sembra che non l’abbiano mai avuto. Spero che nessuno si offenda per questa mia considerazione.

L’unico, il solo

“È l’unico che faccia qualcosa”. Se voi interpellate per la strada un qualsiasi passante, vi dirà: “Lui è l’unico che faccia qualcosa”. Ebbene, se la gente crede questo di voi – che ci sia o meno una base non ha alcuna importanza – voi avete già vinto, siete già eletto in pompa magna. Ma… come fare per giungere a tanto? Buona domanda, proprio questo è il punto.

Mate

Se perderanno sarà sull’Europa

Mi confida un candidato, uno di quelli importanti: “La partita si gioca su 500 schede” e lo dice con voce trepidante. Io ai tempi sapevo calcolare un integrale su un cammino chiuso nel piano complesso (detto piano di Argand-Gauss) ma non saprei MAI valutare se un’elezione si gioca su 500 schede. Quali logaritmi debbo usare? Quali radici cubiche dovrò estrarre?

Secondo Mésoniat e Pontiggia il PLR perderà. Ma Mésoniat (con il cui caro padre, che assomigliava a Simenon, giocavo a bridge all’Arizona) non è molto neutrale, e Pontiggia (forse) lo scrive solo per farmi dispetto. Se il PLR perderà, sarà sull’Europa, cioè sui rapporti con l’Unione Europea, la sovranità del nostro Paese e delle nostre leggi.

Potevano “correggere il tiro”,  c’era qualche mese di tempo. Concedere qualcosa, nemmeno servivano gesti clamorosi. Secondo me le parole giuste non le hanno trovate. Forse ci sono “forze superiori” per le quali perdere (nuovamente) nella Sonnenstube… è poco più di un fastidioso contrattempo.

Monte AthosMa non vai in giro?

È la domanda più comune che mi viene rivolta. Accompagnata da: “Non parli con la gente, non ascolti, non li senti gli umori?” eccetera eccetera. Io nel mio piccolo VADO in giro. Non vivo da eremita al convento del Bigorio o sul monte Athos. Prendo il caffè al Porto e gioco a bridge alla Rupe di san Zeno. Forse non vado nei posti giusti. Se ci andassi, saprei tutto e capirei tutto.

Lunga, estenuante, poco interessante

Lunga, estenuante, costosa e – tutto sommato – poco interessante la campagna 2015. In tanti mesi non c’è stato un vero “colpo di scena”. Si sono spesi molti soldi, in certi casi si parla di centinaia di migliaia di franchi e – anche se io applico sempre e saggiamente la massima Danée e santità, la metà da la metà – qualcosa di vero ci deve pur essere.

Anche il senso di stabilità che alla fine si è impadronito di tutti ha un chiaro significato. Ho tentato di proporre in giro questo schema (che, lo ammetto, non è incontestabile): “Previsione sugli eletti in Governo: Zali, Vitta, Beltraminelli, Bertoli, Y. Chi può essere Y ?” Frequentemente mi rispondono, e talvolta con sorpresa: “Ma è Gobbi!” Se poi si mette in conto il fatto che la Ministra dell’economia è stata, in un certo senso, sospinta verso l’uscita (e che, se fosse rimasta, sarebbe stata indubbiamente riconfermata), si può comprendere perché io usi il termine: stabilità.

In altre parole: le cose vanno male (così si assicura), tutti gridano come straccivendoli (“sctrascée”), ma la situazione non è affatto… rivoluzionaria.

scogliera“E precipitarono nella morte avvinti”

“Trionfo della morte” di Gabriele d’Annunzio

Nell’ultima pagina del romanzo (1894) i due amanti, Giorgio e Ippolita, giungono al sommo di una scogliera, dove uno stretto terreno pianeggiante è disseminato di ulivi. Giorgio ha già deciso (“incalzato dalla necessità dell’atto”), Ippolita non sospetta ancora. Il cane Giardino li segue e gironzola attorno a loro. È notte e l’Adriatico, ai piedi dell’abisso, è una presenza nera e possente.

Ella pareva colpita dal suono insolito della voce di Giorgio; e un vago sbigottimento cominciava a invaderla.
– Ma vieni!
Ed egli le si appressò con le mani tese. Rapidamente l’afferrò per i polsi, la trascinò per un piccolo tratto; poi la strinse tra le braccia, con un balzo, tentando di piegarla verso l’abisso.
– No, no, no…
Con uno sforzo rabbioso ella resistette, si divincolò, riuscì a liberarsi, saltò indietro anelando e tremando.
– Sei pazzo? – gridò con l’ira nella gola. – Sei pazzo?
Ma, come se lo vide venire di nuovo addosso senza parlare, come si sentì afferrata con una violenza più acre e trascinata ancóra verso il pericolo, ella comprese tutto in un gran lampo sinistro che le folgorò l’anima di terrore.
– No, no, Giorgio! Lasciami! Lasciami! Ancóra un minuto! Ascolta! Ascolta! Un minuto! Voglio dirti…
Ella supplicava, folle di terrore, divincolandosi. Sperava di trattenerlo, d’impietosirlo.
– Un minuto! Ascolta! Ti amo! Perdonami! Perdonami!
Ella balbettava parole incoerenti, disperata, sentendosi vincere, perdendo terreno, vedendo la morte.
– Assassino! – urlò allora furibonda.
E si difese con le unghie, con i morsi, come una fiera.
– Assassino! – urlò sentendosi afferrare per i capelli, stramazzando al suolo su l’orlo dell’abisso, perduta.
Il cane latrava contro il viluppo.
Fu una lotta breve e feroce come tra nemici implacabili che avessero covato fino a quell’ora nel profondo dell’anima un odio supremo.
E precipitarono nella morte avvinti.

* * * * *

BrunnerPer quale motivo?

Questa faccenda di Toni Brunner m’intriga. Ne ho parlato con varie persone senza venirne a capo. Per quale motivo il presidente nazionale dell’UDC se ne esce, a 8 giorni dal voto, con una dichiarazione che sconfessa senza se e senza ma la linea politica scelta dalla sezione ticinese (opposizione elettorale alla Lega ed alleanza con Area Liberale)? Per quale motivo egli si permette una dichiarazione che, la si giri come si vuole, danneggia il partito in un frangente assai delicato?

Si sapeva, in verità, che l’UDC nazionale era tutt’altro che soddisfatta della nuova linea, antagonista alla Lega, denominata “La svolta!” (ricordo bene quando fu presentata alla stampa all’Hotel Delfino). Ma di lì a giungere all’ “esternazione” di Brunner… ce ne corre. Si ha quasi l’impressione che per lui i due partiti ticinesi siano “ideologicamente equivalenti”, uno bello grosso e uno piccolo. Per cui possa quasi valere la pena di gettare un’occhio alle dimensioni…

Il presidente democentrista – e con lui la dirigenza nazionale – in questa elezione tifa Lega, e non potrebbe essere diversamente. Ai suoi occhi il movimento di via Monte Boglia concorda per una parte sufficientemente ampia con la “dottrina UDC”, ciò che non si può dire del PLR, che si è impegnato molto ma ha concesso troppo poco (e concederebbe ancora di meno se non dovesse, per così dire, salvare le apparenze per limitare il danno).

Per concludere, il momento della verità è vicino. Alla malora i sondaggi, siamo veramente stufi, vogliamo il risultato. Sono facile profeta se dico che dopo il voto si produrranno “avvicendamenti” (nei vertici di più d’un partito).