L’8 dicembre l
a Corte Suprema iraniana ha confermato la sentenza di condanna a morte emessa a giugno 2020 dal Tribunale della Rivoluzione Islamica di Teheran per il giornalista iraniano Ruhollah Zam, accusato di aver ispirato e incoraggiato le proteste a livello nazionale del dicembre 2017. Attraverso il sito web Amad News e il suo canale pubblico su Telegramseguiti da oltre un milione di follower, Zam aveva diffuso informazioni riservate imbarazzanti su personaggi dell’establishment al potere. Contenuti critici con sfide dirette alla teocrazia sciita iraniana, esortando la gente per cercare di rovesciare il sistema della Repubblica islamica.

Le manifestazioni del 2017, iniziate per un aumento improvviso dei prezzi degli alimenti di prima necessità, posero le basi per disordini di massa che rappresentarono una grande sfida per l’Iran. Durante quelle proteste furono arrestate circa 5 mila persone uccise altre 25. Una ribellione simile quellscoppiatl’anno scorso a causa dell’aumento dei prezzi del carburante, che si è trasformata in una vera e propria protesta contro il governo iraniano.

Sabato mattina il 47enne Ruhollah Zam è stato giustiziato per impiccagione, secondo quanto riportato dai media iraniani pro-regime. L’esecuzione ha suscitato l’immediata condanna internazionale.

Amnesty International ha definito l’esecuzione del giornalista un “colpo mortale” alla libertà di espressione. “Siamo inorriditi nell’apprendere che le autorità iraniane hanno giustiziato il giornalista dissidente”, ha dichiarato Diana Eltahawy, ricercatrice e consulente di Amnesty per il Medio Oriente. “Le autorità iraniane si sono affrettate a giustiziare Ruhollah Zam solo quattro giorni dopo la sentenza, in quello che riteniamo sia un tentativo riprovevole per evitare una campagna internazionale per salvargli la vita”, ha aggiunto.

Secondo la legge iraniana, Zam avrebbe potuto avere un’altra possibilità di appello e il capo della magistratura aveva il potere di annullare la sentenza e di ordinare un nuovo processo nel caso si fosse ritenuto la violazione della legge della Sharia (il complesso delle regole di vita dettate da Dio nel mondo islamico per la condotta morale). Ma le autorità iraniane hanno affermato che il lavoro mediatico svolto dal giornalista comportava “spionaggio” a favore di Israele e della Francia. La televisione di Stato iraniana si è riferita a Zam come il “leader delle rivolte” che ha commesso crimini contro la sicurezza nazionale e propaganda contro il sistema.

I dettagli del suo arresto rimangono ancora oscuri. Figlio del religioso sciita riformista Mohammad Ali ZamRuhollah era una figura dell’opposizione fuggito dall’Iran durante le proteste antigovernative del 2009 e viveva in esilio a Parigi dove gestiva il suo popolare canale web il cui nome è l’acronimo persiano di “Conoscenza, Lotta e Democrazia”. Attraverso un’operazione di inganno dell’intelligence iranianaZam è stato sequestrato e arrestato a ottobre 2019 con successo da agenti delle Guardie rivoluzionarie islamiche in Iraq, dove era stato attirato, mentre il regime lottava sotto il peso delle sanzioni americane.

I famigliari di Ruhollah lo hanno visitato l’ultima volta in prigione alla vigilia della sua esecuzione. Hanno dichiarato che le autorità giudiziarie non li avevano informati dell’imminente esecuzione programmata, nemmeno Ruhollah.

L’Iran è uno dei massimi esecutori di sentenze capitali nel mondo.