Parco del Piano di Magadino. In parallelo alla messa in consultazione del progetto abbiamo voluto sentire l’opinione di Cleto Ferrari, Segretario dell’Unione dei contadini ticinesi.

TicinoLive: Signor Ferrari, quanti fra i membri dell’Unione Contadini Ticinesi conducono un’attività agricola sul Piano di Magadino?

Cleto Ferrari: Posso rispondere che poche aziende attive sul piano di Magadino non sono nostre sostenitrici. Tra le aziende che hanno un centro aziendale sul PdM e le aziende che vi coltivano degli appezzamenti avremo più di 100 aziende agricole nostre socie. Anche le società agricole di Locarno e Bellinzona come pure quella orticola, le cooperative e le associazioni regionali delle donne contadine sono nostre socie.

TL: Quali sono le attività agricole principali svolte sul Piano? Può indicarci il fatturato annuo ricavato da queste attività?

CF: La produzione orticola per superficie non è elevata e raggiunge ca. i 230 ettari. Lo è però per fatturato, superando i 20 milioni di franchi annui.
Abbiamo un’importante produzione cerealicola, una buona presenza della frutticoltura, aziende di punta nella produzione da latte e soprattutto di carne. C’è anche una produzione di nicchia di riso, di mais da seme, di patate e di semi oleosi.

TL: La situazione odierna è soddisfacente per questi agricoltori? Oppure vi sono state da parte vostra richieste, nel recente passato, per modificare le condizioni legate alla vostra produzione? Prevedete per il futuro una riduzione o un’espansione delle vostre necessità sul Piano, in termini di superficie agricola?

CF: La politica federale promuove aziende agricole sempre più grandi per cui anche sul Piano di Magadino abbiamo parecchie aziende che necessitano di territorio e sopratutto quelle che coltivano terreni all’interno delle zone industriali continuano a vedere la loro superficie minacciata e in diminuzione.

TL: Come ha reagito l’Unione contadini ticinesi alla notizia del progetto di un Parco sul Piano di Magadino?

CF: Inizialmente nella prima pianificazione comprensoriale del Piano di Magadino nel 1995 era previsto un parco fluviale dove l’agricoltura non era praticamente riconosciuta mentre aveva un ruolo centrale la natura. Da allora abbiamo promosso un parco che riconoscesse l’importanza dell’agricoltura sia a livello di prodotti che di servizi (agriturismo,…) e che inglobasse anche i vigneti di collina che lo circondano che sono vigneti praticamente unici a livello paesaggistico, per le capacità artigianali espresse e la qualità del prodotto.

TL: La prevista pianificazione ha impatti indesiderati sulle vostre attività? Oppure risponde alle vostre esigenze? Avete proposte particolari legate al progetto del Parco del Piano?

CF: La procedura di realizzare un parco di così grandi dimensioni e realtà diverse è stata troppo celere per non dire una forzatura. Una tale procedura non è stata in grado di captare le particolarità di questo comprensorio e di valorizzarle adeguatamente.
Principalmente la tutela della natura nelle aree di importanza federale ha trovato sostegno mentre le altre realtà sono state messe in secondo piano. In questo modo si arrischia di mettere fortemente in difficoltà l’agricoltura che già adesso ha volumi di produzione troppo contenuti. Ulteriormente estensificare le superfici agricole più produttive del cantone ci mette veramente in difficoltà. Questo progetto è per noi solo un primo inizio e la procedura va rifatta in modo che tutte le realtà possano esprimersi e dare un contributo alla creazione di valore aggiunto.

TL: Nelle zone agricole la legge prevede la presenza di cavalli destinati unicamente all’allevamento e alla macellazione. Sappiamo che in particolare sul Piano di Magadino la situazione è ben diversa e che la maggior parte delle scuderie predilige i cavalli da sport e tempo libero. Occorre trovare una soluzione definitiva o si può continuare a tollerare la situazione attuale come prevede il piano del Parco, limitandone comunque l’espansione?

CF: Cosa stia facendo il piano del Parco sul tema cavalli non è per niente chiaro. A noi preme sottolineare che per intervenire in modo costruttivo e senza danneggiare le varie realtà presenti è necessario un maggiore approfondimento.
Noi siamo del parere che al momento attuale i posti esistenti presso i maneggi non vadano ridotti in quanto toccare questa realtà significherebbe che ci sarebbero cavalli in cerca di spazi e quindi per questi cavalli si finirebbe col sottrarre territorio agricolo non di proprietà degli agricoltori. Noi auspichiamo anche una maggiore crescita dei posti cavallo presso le aziende agricole.

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