Il “pensionato da giovane” Franco Celio, deputato radicale in Gran Consiglio, ha pubblicato venerdì scorso un articolo su ” La Regione Ticino”, in cui discetta dell’AET e del pamphlet che due suo correligionari hanno dedicato all’azienda cantonale A prescindere dalle argomentazioni che vengono sollevate, che sono le stesse smentite più volte dai fatti e dalle istanze inquirenti e dalle “leccatine” ai “reggicoda radicali, vie è una tesi di Celio che merita di essere riportata.

In buona sostanza, riferendosi al pamphlet sulla mala gestione dell’AET negli anni 2000–2007, il “deputato” ricama quanto segue: “Personalmente non so in che misura dette accuse siano giustificate. Sta comunque di fatto che, trattandosi di questioni di interesse pubblico rilevante, chi si sentisse accusato a torto di gestione infedele, o anche ‘solo’ di aver chiuso gli occhi di fronte a gravi irregolarità che fossero state commesse da altri, dovrebbe reagire nell’unico modo adeguato, ovvero con una denuncia alla magistratura, affinché questa possa chiarire le ragioni e i torti di ognuno. Adottare invece la strategia del silenzio, interrotto di tanto in tanto solo da lamentele improntate al vittimismo o da contro-accuse e insinuazioni generiche, non sgombera certo il campo dai sospetti, né giova a ristabilire la credibilità di un’azienda che tutti, almeno a parole, dicono di voler difendere. Tanto meno servono a qualcosa le smentite più o meno irritate dei diretti interessati o dei loro amici.

Celio, come buona parte dei suoi amici radicali, dimentica che quanto denunciato nel “pamphlet” è stato oggetto di un’inchiesta penale conclusasi con un non luogo a procedere. Ergo la Magistratura si è già espressa a questo proposito con chiarezza. Strana concezione della giustizia, quella del deputato leventinese che pretende che per avere diritto alla ragione dovrei essere giudicato più volte e per lo stesso oggetto dalla Magistratura !!!

Ricordo inoltre, allo stesso Celio che
a) l’AET ha preso chiaramente posizione denunciando tutte le carenze, gli errori e le forzature contenute nel libretto e basate sulle “dicerie” del mio successore, la cui posizione giudiziaria è tutt’ora pendente (e sulla cui gestione i radicali si guardano bene dal prendere posizione) ;
b) i progetti di cui i due autori discettano erano stati regolarmente riportati nei rendiconti annuali sottoposti per approvazione al Governo ed al Parlamento che li ha sempre approvati a larga maggioranza.

Paolo Rossi