In nome del gas e del petrolio, i dirigenti europei hanno venduto l’anima al colonnello Gheddafi e adesso che la fine di quest’ultimo sembra vicina ecco emergere la preoccupante dipendenza dell’Europa nei confronti della Libia e le illusioni che l’autoproclamatosi “Re dei re d’Africa” ha sempre saputo tener vive per attirare sotto la sua tenda colorata dirigenti occidentali avidi di contratti milionari.

L’Italia è l’esempio perfetto di questa dipendenza. La chiusura del gasdotto Greenstream che congiunge Mellitah, in Libia a Gela, in Sicilia priva l’Italia del 10% delle sue riserve di gas. Il ministro italiano dello sviluppo economico, Paolo Romani assicura che le riserve presenti in Italia mettono comunque al riparo da qualsiasi problema.
La situazione sembra meno tranquilla per quanto riguarda il petrolio, in quanto il petrolio libico rappresenta ben il 23% del fabbisogno italiano.
Petrolio e gas, ma non solo. L’Italia è legata a Tripoli anche per la partecipazione libica nella banca Unicredit, nell’aeronautica e nel settore ferroviario (Finmeccanica), per gli affari con il gruppo Impregilo e per le partecipazioni libiche nella squadra della Juventus.

Un altro grande partner della Libia è la Francia, che nel 2007 ha venduto a Gheddafi materiale tecnologico e bellico per 10 miliardi di euro. Lo scorso anno era prevista la vendita di 14 aerei da combattimento “Rafale”, di un numero imprecisato di missili e la partecipazione di Parigi alla costruzione di centrali nucleari sul suolo libico. Progetti che però non si sono realizzati e che difficilmente verranno portati a termine.

Per ben marcare la nuova posizione dei paesi europei di fronte alla caduta in disgrazia di quello che era fino a poche settimane fa un partner ambito, martedì 22 febbraio la Commissione europea di Bruxelles ha sospeso i negoziati avviati con Tripoli nel novembre 2008 su un accordo quadro di partenariato in diversi settori.

(Fonte: Le Monde)