Il governo siriano, diretto dal 2003 dal primo ministro Mohammad Naji Otri ha rassegnato le dimissioni martedì 29 marzo. Il presidente Bachar al Assad ha accettato la decisione dell’Esecutivo.

Il nuovo governo dovrebbe essere formato nelle prossime 24 ore, segno che Bachar al Assad intende accelerare i tempi del cambiamento nel tentativo di mettere fine alle proteste e agli scontri tra forze di sicurezza e manifestanti che dal 15 di marzo hanno già causato decine di vittime e moltissimi feriti.

Martedì a Damasco e in molte altre città della Siria centinaia di migliaia di persone si sono radunate nelle strade per mostrare la loro fedeltà al regime e il pieno sostegno al presidente. La televisione parla di “milioni di persone in piazza” e trasmette in diretta i cortei.

A Dera’a, epicentro delle proteste, martedì centinaia di persone sono tornate a manifestare contro il regime nonostante la violenta repressione degli scorsi giorni. I manifestanti uccisi in questa città si contano a centinaia.
Prima di sera si attende il discorso del presidente, che ieri aveva promesso “cambiamenti importanti nel giro di 48 ore”. Al Assad annuncerà una serie di misure atte a liberalizzare il regime, l’abolizione dello stato d’urgenza, maggior libertà alla stampa e l’apertura a nuovi partiti.
“Misure insufficienti – commenta Fayçal Itani, esperto presso l’istituto britannico Exclusive Analysis – Nella situazione attuale è necessaria una riforma radicale della ripartizione del potere. Ogni altra misura avrà effetti limitati nel tempo.”