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Domani a Bruxelles si riuniranno i capi di Stato e di governo dei paesi della Zona euro, per discutere del piano da 110 miliardi di euro per salvare la Grecia e – di riflesso – per decidere quale sarà il futuro dell’euro.

L’idea è che malgrado la difficile situazione, gli europei stanno sforzandosi di portare avanti una politica coerente e solidale. E’ importante che domani, quando saranno riuniti a Bruxelles, i vertici dell’Eurozona siano ben coscienti che l’Europa è un continente economicamente e soprattutto tecnologicamente preparato al futuro e dotato di una forza economica e sociale. I primi nemici da sconfiggere sono la speculazione e il parassitismo.
La speranza è che domani e nei giorni che seguiranno i politici europei si rendano finalmente conto di quanto stiano giocando sporco gli Stati Uniti, usando le loro tre agenzie di rating come bombardieri che sganciano ordigni atomici sull’economia del vecchio continente, indistintamente: banche, città, nazioni. Sicuramente gli americani non lo fanno con lo scopo premeditato di nuocere all’Europa – un continente che hanno sempre aiutato e difeso – ma pare evidente che lo stanno facendo nel disperato tentativo di ottenere l’impossibile salvataggio del dollaro.

E’ importante capire che l’Europa non può rimanere in balìa dei rating statunitensi e soccombere a questi. Segnali in questo senso ne sono giunti, con le proteste dei governi di Spagna, Italia e Germania.
E per quel che riguarda gli Stati Uniti, nulla potranno contro il loro destino, che si riassume in una parola: declino. Un declino inesorabile dopo 30 annni di fuga in avanti dapprima spavalda, ora disperata.

Questa grande nazione dovrà affrontare l’arduo compito di ridurre i consumi energetici (che oggi superano di 7-8 volte quelli di tutta l’Europa) e passare attraverso una profonda ristrutturazione per ritornare a livelli di produzione definiti “normali”, ritenuto che oggi per produrre un valore ipotetico di 100 spendono 3-400. Ma oltre a tutto ciò deve pure confrontarsi con potentissime e intrattabili lobbies, una speculazione selvaggia negli alti ranghi e squilibri sociali profondi.

Qualunque decisione verrà presa domani al summit di Bruxelles, gli europei devono essere capaci di tirare dritto, abbandonando idee profondamente autolesive come quella di “sganciare” le economie più deboli (PIIGS). Devono essere coscienti delle proprie capacità e credere nelle proprie decisioni senza lasciarsi indebolire dall’atteggiamento americano.
E questo non solo per uscire dalla crisi e salvare l’Europa ma anche per essere in grado di aiutare gli Stati Uniti d’America nel momento in cui questi si troveranno a transitare da un lungo purgatorio, una fase che difficilmente potranno evitare e che per il bene dell’economia globale sarebbe auspicabile che non rimandi più oltre.

Tutto questo ovviamente nella consapevolezza che tra la presa di coscienza dell’Europa e il tracollo degli Stati Uniti sta la Cina, il cui atteggiamento in questo contesto rappresenta ancora un’incognita e che potrebbe essere l’ago della (quale ?) bilancia.

B. Ravelli