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Le operazioni speculative al ribasso, ossia le vendite allo scoperto in previsione di una caduta dei titoli azionari, hanno raggiunto volumi impressionanti, molto superiori a quelli registrati durante la crisi dal 2007 al 2009.

Da questo traspare la convinzione dei mercati che le valutazioni più basse non hanno ancora toccato il fondo. Le perdite in borsa sono passate dagli 8,1 mila miliardi di euro di due anni fa agli attuali 11mila miliardi di euro.
Il volume delle azioni vendute allo scoperto è salito dal 9,5% di luglio all‘11,6%: si tratta della maggiore crescita dal 2006.

Il generale rallentamento di crescita dell’economia è un terreno molto fertile per il proliferare delle vendite allo scoperto.
Dei 45 maggiori indici azionari a livello mondiale ben 37 hanno perso almeno il 20% rispetto al loro massimo annuale. Un chiaro indice di bear market, ossia mercato ribassista.
Le perdite subite dai titoli sono eccessive se riportate ai valori reali e sono da imputare al particolare momento, alle incertezze dei mercati. Il mercato ha castigato i titoli. Le perdite hanno superato del 50% la media degli ultimi 16 anni e di misura i valori del 2008, quando si era verificato il fallimento della banca statunitense Lehman Brothers.
A livello mondiale le perdite in borsa registrate dal maggio 2011 superano il Pil di un intero anno cumulato dei paesi del BRIC (Brasile, Russia, India e Cina).

“Il disastro causato dal crollo di Lehman Brothers è ancora molto presente nei pensieri della gente – ha dichiarato Henrik Drusebjerg, Senior strategist della banca danese Nordea Bank – Non vogliono più rischiare di subire perdite così pesanti. Se non riescono a ottenere un certo livello di sicurezza preferiscono liberarsi delle loro posizioni.”
Nell’ultimo trimestre le azioni europee hanno subito le maggiori perdite, dovuto alle incertezze dell’Unione europea nel risolvere la crisi del debito della Grecia. Il timore è che le perdite possano contaminare anche le banche italiane e quelle francesi. Questi e altri fattori favoriscono il prosperare delle vendite speculative, anche se per taluni operatori, i livelli bassi raggiunti in alcuni casi inducono a una certa prudenza.

(Ticinolive/Bloomberg)