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Due impiegati paracomunali, marito e moglie, chiedono un mutuo alla banca per costruirsi una casetta. Non hanno pendenze e debiti. La banca dice no.
Un piccolo commerciante vuole arricchire la sua enoteca di un nuovo banco frigo. Dà in garanzia il negozio e la sua casa. La banca dice no.
Il titolare di una piccola impresa di dieci dipendenti che va bene, ma è in crisi di liquidità perché la società pubblica per la quale lavora non paga, chiede un anticipo alla banca. Ma la banca dice no.
Il titolare di una piccola azienda di quattro dipendenti chiede che la sua esposizione sia rateizzata. Ma la banca dice no.
Un piccolo imprenditore vuole aprire un’azienda che darà lavoro a sei persone. È disposto a investire 250mila euro, ma ha bisogno di altri 130mila euro che chiede alla banca. La banca dice no.

Queste le testimonianze raccolte da Repubblica.it. A che cosa servono le banche? Perché la Banca europea ha dato loro tanti soldi a tassi bassissimi se poi non li prestano a chi ne ha bisogno per rilanciare l’economia italiana?
Le banche uccidono le imprese e frenano lo sviluppo. Forse approfittano del fatto che al governo ci sono un sacco di banchieri e di ex banchieri.
Tutti sobri e sobriamente amici dei banchieri. Bertolt Brecht diceva che rapinare una banca non è così criminale come fondarla. E anche Giulio Tremonti, nel suo piccolo, ha detto che a volte sono le banche a fare le rapine.
Ma le banche sono più che criminali. Sono estranee al genere umano.

Claudio Sabelli Fioretti
(pubblicato su Io Donna, settimanale del Corriere della Sera, il 3 marzo 2012 – per gentile concessione dell’autore)