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Rispondendo ad un’interrogazione presentata alla Camera dei deputati da Franco Narducci, il sottosegretario all’Economia e alle Finanze italiano Vieri Ceriani ha dichiarato che l’accordo con la Svizzera sull’imposizione dei frontalieri del 1974 costituirebbe “una questione non collegata né collegabile ai negoziati fiscali” tra i due Stati.

E’ importante sottolineare con forza che le cose non stanno così.
L’accordo del 1974, con il suo tasso di ristorno esorbitante, è nato proprio come contropartita al segreto bancario elvetico. In cambio del riconoscimento di questo strumento di protezione della personalità, l’Italia otteneva un ricco versamento annuale: decine di milioni che altrimenti sarebbero sfuggite all’erario della Vicina Penisola.
Avendo tuttavia l’Italia rotto per prima il patto, non accettando più il segreto bancario e addirittura spingendosi a rifiutare la politica degli accordi bilaterali di doppia imposizione tra la Svizzera e singoli Stati UE (vedi al proposito le recenti dichiarazioni del premier Monti), è manifesto che i ristorni non sono più dovuti.
Fa piacere che, contrariamente al sottosegretario del governo italiano non eletto, almeno l’interrogante, ossia il deputato Narducci, sembra essere in chiaro sul fatto che il prossimo mese di giugno, a meno di improbabili capovolgimenti radicali nei rapporti italo-svizzeri, si arriverà al blocco integrale dei ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri relativi all’anno 2011.

Il Consiglio di Stato, quando, tra un paio di mesi, sarà chiamato a decidere, non potrà dunque fare una scelta diversa dal blocco “bis” dei ristorni. Meglio se, questa volta, nella misura del 100%.

Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi