Dopo aver passa sei mesi in detenzione preventiva, le due giovani cantanti del gruppo Pussy Riot, condannate a due anni e mezzo di lavori forzati per aver cantato una preghiera punk anti-Putin in una chiesa di Mosca, sono state trasferite nei campi penitenziari dove trascorreranno il resto della loro condanna.

Nadejda Tolokonnikova, 22 anni, si trova in un carcere femminile in Monrovia, a 500 km da Mosca, mentre Maria Alekhina, 24 anni, è stata trasferita negli Urali, a 1200 km da Mosca.
“La vita nei campi di lavoro femminili, caratterizzata dall’assenza di regole tacite per la vita in comune, è più difficile che quella nei campi di lavoro per gli uomini. Qui, grazie ai carcerati che prendono il comando, vi è un certo ordine, vengono elaborate delle regole – spiega al quotidiano francese Le Figaro la giornalista russa Zoïa Svetova.

In questo campi, racconta, la vita quotidiana è segnata al millimetro e la giornata inizia alle cinque del mattino. I dormitori accolgono sino a 40 prigioniere, che durante il giorno lavorano in gruppi.
Nel campo di Monrovia le circa 500 detenute sono incaricate di cucire, durante otto ore al giorno, i vestiti per l’amministrazione penitenziaria e per i membri delle forze speciali.

La minima inosservanza al regolamento, come dimenticare di salutare un funzionario del campo, ritardo all’appello, la testa scoperta (le detenute devono portare un foulard), il letto fatto male, implica dieci giorni in isolamento, in una piccola cella dove il letto viene ritirato ogni mattina.
L’aspetto più difficile, osserva Zoïa Svetova, è la convivenza tra prigioniere : “Le due Pussy Riot saranno sorvegliate da vicino, anche da parte di altre prigioniere che riferiranno ogni loro minimo gesto all’amministrazione del carcere.
Si tratta di un universo violento e chiuso, dove il principale obiettivo è sopravvivere nella speranza di uno sconto della pena. Le altre detenute saranno gelose dell’attenzione attorno a queste due giovani ragazze, gelose delle lettere di sostegno che riceveranno.
Il minimo conflitto può esplodere in qualcosa di ben peggiore. In questi campi di lavoro femminili si deve in continuazione imporre il proprio carattere; nel caso contrario si viene distrutte.”