Olivier Blanchard, capo economista del Fondo monetario internazionale, ritiene che saranno necessari almeno dieci anni per uscire dall’attuale crisi economica e osserva che già quest’anno, per la prima volta nella storia, le economie emergenti produrranno la maggior parte dei prodotti e servizi consumati a livello mondiale.

A detta degli economisti, lo spostamento degli equilibri del potere economico mondiale sarà profondo e dirompente. Il Fondo monetario internazionale ha calcolato che entro i prossimi cinque anni la produzione mondiale dei paesi emergenti toccherà il 55% del totale, malgrado gli standard di vita resteranno più elevati nel mondo occidentale.

Jim O’Neill, capo economista della banca americana Goldman Sachs commenta : “La crescita della Cina che si colloca all’8% annuo è oggi importante quanto il 4% di crescita negli Stati Uniti.
Se torniamo indietro al 1980, vediamo che la Cina allora cresceva a tassi più elevati ma a livello internazionale aveva un peso ancora relativo.”

Le economie a cui da secoli si è fatto riferimento – Stati Uniti, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia e Canada devono rimettersi in discussione.
La società di consulenza, McKinsey Global Institute ha previsto che l’ordine mondiale delle super potenze subirà una svolta. L’urbanizzazione economica della Cina sta accadendo su una scala più grande di quella che coinvolse la Gran Bretagna, paese che diede vita al processo di industrializzazione.
Nel corso degli ultimi 30 anni il cambiamento dell’economia globale è passato attraverso fasi distinte. A metà degli anni 1980, le grandi economie avanzate dominavano ancora la scena mondiale. Europa e Stati Uniti erano al top. Le prime crepe si sono viste a partire dalla metà degli anni 1990.

(Fonte : Wall Street Italia.com)