Soldati

ZIBALDONE

Putin è il diavolo?   Il tam-tam della demonizzazione di Putin da parte degli organi di informazione occidentali, servi ministeriali e codini della potenza egemone, batte il suo pieno. Il crimine di Putin è esecrabile e intollerabile: aver voluto difendere il suo paese e far capire ai signori della Nato (che è come dire USA e solo USA, l’UE, a sua volta ridotta in servitù, conta come il due di picche quando briscola è quadri, anche se tenta di far la voce grossa) che in Ucraina non hanno legittimazione alcuna a impicciarsi.

Putin non è un dittatore tetro e feroce alla Breschnew e ancora meno un paranoico alla Stalin. Certo non è un capo di stato democratico, ma voler reggere un paese come la Russia con sistemi democratici sarebbe come cercare di instaurare l’ordine con l’anarchia. Il merito di aver tolto il paese dal caos in cui l’aveva affondato un peraltro simpatico ubriacone non glie lo può levare nessuno.

Cito alcune sue battute, che servono a meglio capire l’uomo forte di Mosca. “Siamo un popolo di vincitori, lo abbiamo nei geni”. “La Russia non tratta con i terroristi, li annienta”. “Le donne russe sono le più capaci e le più belle”. “Ai cosiddetti dimostranti dell’opposizione chi li ha organizzati ha fatto pervenire anche qualche vaglia. Una buona cosa, i nostri studenti si rallegrano sempre, quando hanno l’occasione di guadagnarsi una paghetta”. Nel 2010, in occasione del dibattito tedesco sulla politica energetica: “Non riesco a capire con che cosa vogliono riscaldarsi. Non vogliono l’atomo, non vogliono il gas. Vogliono forse riscaldarsi a legna?”. Già nel giugno 2007: “In Ucraina hanno fatto la rivoluzione arancione, coloro che vi hanno partecipato si sono nel frattempo completamente screditati. Il paese sta avviandosi verso una dura dittatura. Si fa continuamente scempio della costituzione e delle leggi. Una tragedia, se mi chiedete un parere. Il Mahatma Gandhi si girerebbe nella tomba se potesse vedre una simile pseudodemocrazia”. “Non permetteremo a nessuno di immischiarsi nei nostri affari interni, né di imporci la sua volontà, perché abbiamo la nostra”. A proposito di Berlusconi: “Fosse stato omosessuale, nessuno avrebbe osato torcergli un capello”. “Chi non sente la mancanza dell’Unione sovietica non ha cuore. Chi ne desidera il ritorno non ha testa”. “Le minacce alla Russia sono controproducenti e dannose”. Adesso alle minacce potrebbe anche aggiungere le ridicole ed arroganti sanzioni. “In Ucraina i partner occidentali hanno oltrepassato la linea rossa, si sono comportati rozzamente, da irresponsabili e da dilettanti”. Come non dargli ragione?

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Stampare carta moneta senza fermarsi mai   Il termine “deflazione” è oramai oggetto di un uso improprio generalizzato. E`diventato una parola fuorviante per  mascherare un’ulteriore messa in circolazione di carta straccia stampata per fomentare quell’inflazione di tipo sudamericano che sola potrà permettere l’abattimento del debito sovrano, oramai a livello di bancarotta fraudolenta. Secondo il “Wall Street Journal”, a fine 2013 gli USA partecipavano con il 24% al PIL mondiale, ma con il 34% al debito sovrano. La zona Euro rispettivamente al 18 e 22%, il Giappone al 9 e 19%. Al contrario i paesi emergenti: 34% del PIL mondiale, solo un 15% del debito complessivo. Per gli altri stati ad altosviluppo, tra i quali la Svizzera, 15% del PIL e solo un 10% del debito.

Cifre che hanno un significato lampante: USA, Giappone e Eurozona hanno vissuto finora sulle spalle dei loro risparmiatori da una parte, e a nostre spese dall’altra. Da debitori sono quindi interessati a promuovere l’inflazione e non hanno alcun interesse alla stabilità dei prezzi. Esattamente al contrario di tutti gli altri stati del mondo. Dei famosi e famigerati G8, 5 (USA, Giappone, Germania, Francia e Italia affogano nei debiti, l’Inghilterra balla sulla corda senza rete di protezione e solo Russia e Canada tentano di nuotare controcorrente, ma non hanno la forza per trascinare la barca che fa acqua. Quando uno stato in crisi mette in moto le rotative della banca centrale, gli altri sono obbligati a seguirlo sulla stessa strada, pena il “bail out” (notoriamente, un fallimento è meno fallimentare se formulato in inglese, esattamente come il “grounding” della nostra Swissair). Alla lunga avrà ancora ragione Keynes, quando consigliò di vivere alla giornata, perché a lungo termine saremo tutti morti.

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Oggi è l’Eldorado, e domani?    Tra 27 e 28’000 sono stimate le persone che quest’anno raggiungeranno il sospirato Eldorado elvetico nel novero del ricongiungimento familiare, dai nonni ai nipotini fino ai figli di primo o secondo matrimonio, quelli del terzo essendo già arrivati. Per categorie professionali non sono classificabili. A mancare sono  gli ingegneri. Nei 104’352 immigrati del 2012, gli ingegneri erano 123. Non uno di più. Anche i nostri politecnici non ne formano a sufficienza. Pullulano invece i laureati in sociologia, psicologia e scienze della comunicazione, in buona parte destinati ad una  carriera statale con ulteriore crescita della già ipertrofica burocrazia cantonale e federale. Gli immigrati senza formazione professionale sono tra 5 e 6’000. In parte destinati al soggiorno illegale e al lavoro nero. Prima del voto del 9 febbraio 2014 gli avversari dell’iniziativa UDC non si stancavano di lodare l’indispensabile apporto alla nostra economia dell’immigrazione di forze di lavoro altamente qualificate. Delle suddette 104’352 persone immigrate nel 2012, 1617 erano addette a lavori di pulizia, 1170 braccianti nell’agricoltura, 317 camionisti, 3015 aiuti di cucina, 3005 personale di servizio. Nel ramo gastronomico i disoccupati, svizzeri e stranieri, erano 16’697. L’iniziativa UDC è stata osteggiata dai sindacati, che poi si lamentano del dumping salariale, indirettamente evidenziato da queste cifre.

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La segretaria personale da 21.000 euro, sarà bella per forza   Il portale economico tedesco “Deutsche Wirtschaftsnachrichten” dello scorso febbraio è andato a ficcare il naso negli emolumenti mensili dei 766 onorevoli del Parlamento di Strasburgo. Tutto, come logico, in euro, per il cambio in franchi occorre moltiplicare per 1,25.

Stipendio di base 7956,87, indennizzo spese 4299, servizio di segreteria personale 21209 (spesso un familiare, anche l’eventuale amica*** adempie  egregiamente alla bisogna), gettone di presenza 304, basta firmare la lista di una presenza che nessuno controlla, allocazione di residenza 15% dello stipendio di base, spese minute 607, assegno familiare 300 per figlio, il tutto esente da tassazione. Sono oggetto di malignità, il venerdì mattina presto, gli affollamenti per firmare la lista di presenza, prima della partenza con proprio veicolo, se con uso di ferrovia o aereo facendosi portare alla stazione o all’aeroporto da una delle tante auto blu a disposizione.

Ma la storia invereconda di questi ingiustificabili emolumenti non  è finita. Non appena entrati in carica gli onorevoli già hanno diritto ad un vitalizio. Coperto da un “top secret” decretato da altri personaggi della loro risma, i giudici della Corte di giustizia europea, che il 23 novembre 2011 hanno respinto il ricorso di un giornalista olandese che voleva dal Parlamento europeo l’elenco dei suoi deputati pensionati. Anche due stati, Danimarca e Finlandia,  nonché un’autorità indipendente, la Edps (European data protection supervisor) si erano associati al giornalista per il ricorso, respinto senza se e senza ma. Probabile, per non dire certo, il timore che un verdetto positivo potesse indurre qualcuno a porre domande anche sulle pensioni dei giudici stessi. Si sa comunque che queste pensioni costano 150 mio all’anno, e che vi sono diritti acquisiti che non riempiono per il momento i requisiti (ma lo faranno presto) per 400 mio, sempre di euro.

Gli ex deputati italiani che ricevono una pensione sono 146, 46 le  vedove, vedovi e beneficiari di reversibilità. 80 sono in attesa di riempire i requisiti, con diritti già acquisiti. Questi emolumenti e pensioni fuori testa testimoniano l’onestà e la coerenza dei massimi dirigenti UE quando chiedono e impongono draconiane misure di risparmio a governi e cittadini di paesi in difficoltà.

Gianfranco Soldati

*** Indiscutibilmente la soluzione migliore, l’unica riserva consistendo nel voto contrario della moglie