Qualcuno lo proporrà certamente…

La cronaca internazionale ci riporta quasi quotidianamente notizie sulla crescita e l’avanzata dell’IS (Stato islamico) in vasti territori dell’Iraq e della Siria. Secondo quanto racconta la stampa si tratta di un esercito che può contare su oltre 100’000 uomini e donne, è molto ben finanziato, e avanza velocemente tenendo in scacco i Governi del luogo e parte dei loro alleati occidentali. Nei territori conquistati impongono la loro legge e scacciano chiunque non si converta al loro credo. Ma offrono anche alla popolazione una struttura sociale e scolastica. Per questo sembrano godere di un buon sostegno da parte dell’opinione pubblica, in particolare tra chi si riconosce nella corrente sunnita dell’Islam. Discendono da Al Qaeda: sono il prodotto dell’ultima guerra americana in Iraq e, in parte, della guerra civile in Siria. Tra i componenti dell’IS ci sono i ribelli che alcuni governi occidentali, Stati Uniti in testa, hanno sciaguratamente finanziato per rovesciare il dittatore Assad. Ah, la primavera araba….Secondo quanto raccontato in un bel reportage della rivista inglese di sinistra New Statesman, gli uomini dell’IS stanno realizzando il sogno di Bin Laden: ovvero sia creare un Califfato capace di muovere guerra all’Occidente e conquistarlo.

Alle nostre latitudini gli uomini e le donne dello Stati Islamico sono diventati particolarmente famosi dopo aver decapitato a sangue freddo due giornalisti e aver filmato l’esecuzione. Un atto vile di vera e propria macelleria che ci ha giustamente sconvolti. Ne seguiranno altri, hanno fatto sapere quelli dello Stato Islamico, se gli Stati Uniti contrasteranno ancora l’avanzata dei guerriglieri. Si sospetta che il boia dei due reporter sia inglese: nato e cresciuto nel regno di Sua Maestà, forse addirittura con un brillante passato da rapper. Mentre l’autore dei cruenti filmati pare sia nato in Francia e sia cresciuto a Boston. Questo è uno degli aspetti più allarmanti della vicenda. Sono centinaia gli jihadisti partiti dall’Europa e dagli Stati Uniti per arruolarsi e combattere nelle fila dello Stato islamico. E a quanto pare non vi sono solo uomini e donne, ragazzi e ragazze, con origini dei paesi arabi o che hanno sposato un’islamista. Ma pure europei, duri e puri, convertiti sulla via dell’islam radicale. C’è da chiedersi con una certa preoccupazione quanti sono rimasti in Europa, dormienti, in attesa di una chiamata verso il Califfato o di un ordine per scatenare azioni terroristiche in Continente. E con ancora più ansia vi è da chiedersi quanto sia grande e radicata la rete che fa capo all’IS, e agli altri gruppi estremistici, capaci di reclutare insospettabili guerriglieri a go go in grado di colpirci al cuore.

Riflettendo su queste notizie pensavo a quanto, ancora una volta, il popolo svizzero sia stato lungimirante nel vietare l’edificazione dei minareti. Allora venivamo presi in giro quando dicevamo che quelli erano simboli di conquista e che non bisognava calare le braghe definitivamente, sacrificando la nostra identità e le nostre tradizioni in nome del politicamente corretto e della multiculturalità ad ogni costo. Condivido in pieno il pensiero espresso dal Giornalista Massimo Fini: “Il benessere ci ha fatto male, ci ha impigrito, infiacchito. Questi si fan saltare in aria per la causa mentre qui nessuno sarebbe pronto a sacrificare neanche un dito. Non può essere un valore, come accade oggi, passare dalla Punto alla BMW”.

Ha perfettamente ragione: è tempo e ora che i popoli occidentali si sveglino dalla pigrizia intellettuale e culturale, che sta spalancando le porte all’islam radicale. È ora di dire basta al buonismo e alla tolleranza che portano a concessioni folli in nome del garantismo religioso. Dobbiamo non solo difendere ma rilanciare i nostri valori e la nostra identità. Dobbiamo essere orgogliosi di quel che siamo come lo sono loro. Io sono fiera di essere svizzera e occidentale, con tutto quello che rappresenta. Non dobbiamo avere nulla contro i musulmani, ma con altrettanta chiarezza bisogna dire che noi gli islamisti radicali, fossero anche solo pseudo simpatizzanti, non li vogliamo! “Ognuno a casa sua per il bene di tutti”, come ha detto sempre Massimo Fini. E con forza bisogna ribadire che le nostre leggi, la nostra cultura e le nostre tradizioni, ovvero la nostra identità, non sono negoziabili, né a disposizione di nessuno. Vale la pena dirlo prima che qualche fenomeno della politica federale, ci venga a dire che bisogna “aprirsi allo Stato islamico”.

Elisabetta Lara Gianella