(fdm) A me questa iniziativa non andava a genio soprattutto per una ragione (non dico l’unica). Rischiava di agire come un potente incentivo a domandare la morte, facilitandola e “razionalizzandola”. Avrebbe potuto causare un autentico boom di SA. Trasformare addirittura l’ospedale in un luogo dove si lotta per la vita oppure si sceglie la morte.
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Replica nel dibattito parlamentare sul suicidio assistito (22 marzo 2016)
E’ utile ricordare che il Parlamento non è un tribunale, non deve interpretare le Leggi ma le deve produrre, modificare o non produrre o non modificarle.
. Nel dibattito di ieri i favorevoli al SA hanno incentrato con competenza (seppur ovviamente di parte) le argomentazioni sul puro Diritto; tralasciando tutti gli aspetti non legali che riguardano questo tema.
. Ci hanno spiegato in lungo e in largo, e anche in modo articolato dal punto di vista giuridico cosa succede prima del suicidio assistito e cosa succede dopo, in caso di abuso.
. Per quel che riguarda il prima, elevano un bisogno drammatico assolutamente eccezionale e minoritario a diritto, facendo discendere questo diritto non da una norma esplicita costituzionale o di legge ma dall’interpretazione di altre norme. Potete cercare dove volete, ma non troverete nessuna Costituzione, nessuna carta dei diritti dell’uomo che affermano esplicitamente:
– Suicidarsi è un diritto
– Aiutare chi vuol suicidarsi è un dovere
Il fatto che il Codice Penale svizzero non punisca il suicidio e il suicidio assistito non basta per promuoverli automaticamente a diritti generali che provocherebbero poi coerentemente dei doveri e degli obblighi assoluti per lo Stato e la comunità.
La logica del diritto è quella che prevede che ciò che non è proibito è lecito, in questo caso addirittura ciò che non è punito è lecito, ma è un ragionamento minimalista e monco quando si tratta di questioni di vita o di morte. Semplicemente perché tutte e tutti sanno che ci sono leggi morali non scritte che vengono prima, molto prima del diritto positivo; e che coprono spazi molto più estesi di ciò che le leggi fatte o non fatte dai legislativi possono coprire.
. Per quel che riguarda il dopo ossia come sarebbe controllato il suicidio assistito in caso di abuso o di estensione del principio, Jacques Ducry ha presentato bene quali sono le misure di controllo e l’iter burocratico giudiziario per fronteggiare la casistica. Ci mancherebbe che fosse il contrario! Il fatto di sapere che poi ci sarebbe il poliziotto che va a pescare e punire chi ha abusato non porta argomenti convincenti per la decisione drammatica che sta a monte.
. I favorevoli al SA, si sono espressi sul prima e il dopo, hanno però dimenticato di parlare del durante , cioè di cosa si metterebbe in moto nel caso il SA fosse promosso attivamente tramite una norma di Legge così come voluto dall’Iniziativa. Che problemi concreti produrrebbe una norma promotrice del SA. Permettetemi di elencarvi una serie di quesiti che non possono certo venire liquidati a posteriori da regolamenti e direttive solo con soluzioni e linguaggio burocratico.
1) Come si chiamerà la stanza della morte?
2) Come sarà camuffata e tenuta nascosta in uno spazio pubblico, non potrà essere tenuta nascosta?
3) Il suicida sarà portato e spinto fino alla stanza della morte?
4) Chi spingerà il suo letto e la sua carrozzella?
5) Chi scriverà la ricetta del veleno in ospedale?
6) Chi preparerà la pozione della morte?
7) Chi la darà in mano al suicida?
8) Qualcuno controllerà tutta la procedura?
9) Saranno il direttore o il Primario a porre il bicchierino al suicida o la solita povera infermiera che esegue un ordine?
10) Chi deciderà i vari ruoli in questa catena che deve dare la morte?
11) Come saranno descritte queste funzioni, come saranno classificate e paragonate salarialmente rispetto a chi deve “solo” curare?
12) Che fronti si creeranno all’interno del personale curante e del corpo medico?
13) Che clima di lavoro si creerà tra collaboratori favorevoli e contrari all’interno della stessa struttura?
14) Ammesso e non concesso che l’obiezione di coscienza possa essere realmente esercitata, come sarà trattato e tollerato alla lunga questo personale?
15) Come faranno ospedali, cliniche e case per anziani a rifiutarsi di eseguire il SA se un paziente o un ospite lo chiede?
16) Come si organizzeranno se qualcuno si farà ricoverare per esercitare il suo diritto al SA?
17) Cosa penseranno, come reagiranno e come si fideranno i pazienti di fronte ai medici e al personale di cura che hanno appena dato la morte magari al vicino di letto o di camera ?
18) Come si comporteranno parenti e amici di fronte al rifiuto di un ospedale o di una casa per anziani di praticare un suicidio assistito?
19) Si parla di dolori insopportabili e malattie incurabili, ma come si potrà impedire il suicidio assistito a chi non ne può più di soffrire psicologicamente (sofferenze a volte più dolorose di quelle fisiche)?
20) Come si potrà impedire il diritto al suicidio, con sofferenza psicologica tremenda, a un carcerato condannato all’ergastolo?
21) Come si risponderà a chi vuol recarsi in ospedale per suicidarsi perché non ha il coraggio o i mezzi di farlo da solo a casa?
22) Come sarà trattato quel personale curante che si pentirà, subito o più tardi, di aver dato la morte a un paziente?
Con queste domande non esaustive si può concretamente ritenere che per soddisfare un bisogno individuale di pochissime persone si andrebbero a creare enormi problemi e a mettere in gioco la vita e la coscienza di molti.
Non occorrono il Diritto e le massime sentenze per capire che il SA in ospedali e case per anziani va a scombussolare pesantemente ambienti e personale di cura che oggi con scienza e coscienza, e senza sottostare a nessun obbligo, sanno proporre i rimedi giusti, al momento giusto, e nel modo migliore.
Da millenni l’umanità cerca di fuggire la morte, cerca in tutti i modi di prolungarsi la vita fino a sognare scoperte che le garantiscano l’immortalità terrena. Oggi qualcuno vuol chiamare, con neologismi linguistici e significati storpiati, progresso lo spingere anticipatamente le persone più deboli nelle braccia della morte; vuole convincerci che è un passo di civiltà e una conquista di libertà. Il peggio è che vorrebbe far entrare per legge la morte proprio in quei posti in cui da sempre si fa di tutto e si lotta per tenerla lontana.
Votiamo No a questa richiesta inutile, fuori luogo, che genera più danni che benefici.
Sergio Morisoli