Partendo dall’enciclica Quadragesimo Anno di Papa Pio XI, emerge con chiarezza il principio fondamentale della sussidiarietà, che stabilisce l’importanza di non sottrarre agli individui e alle comunità locali ciò che possono gestire autonomamente, delegando alla società o allo Stato solo ciò che non è possibile realizzare a livello inferiore. Questo principio, che promuove il soddisfacimento dei bisogni al livello più vicino ai cittadini, è cruciale per garantire una governance più efficace e rispettosa delle diverse realtà territoriali.

La riforma approvata dal Parlamento il 19 giugno scorso si inserisce perfettamente in questa logica, autorizzando le regioni a statuto ordinario a chiedere al governo di acquisire alcune competenze attualmente riservate allo Stato. Tuttavia, il trasferimento delle competenze è subordinato alla definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), un meccanismo che assicura che le risorse necessarie per garantire servizi essenziali siano adeguatamente distribuite.

In questo contesto, la Lombardia potrebbe svolgere un ruolo trainante, stimolando altre regioni a muoversi in direzione di una maggiore autonomia. Anche il Veneto, sotto la guida determinata del governatore Luca Zaia, si sta preparando a intraprendere iniziative in tal senso. Tuttavia, è paradossale che una riforma approvata dal Parlamento, ispirata a un principio cardine della dottrina sociale cattolica, sia oggi accusata di dividere il Paese, mentre è proprio il referendum promosso per abrogarla a rischiare di creare fratture.

La legge calderoli prevede infatti che l’attuazione dell’autonomia differenziata sia subordinata all’effettiva disponibilità di risorse, garantendo così un’equa distribuzione e una maggiore attenzione alla razionalizzazione della spesa pubblica, soprattutto nelle regioni del sud, dove sprechi e ingiustizie sociali hanno avuto effetti profondi.

Boicottare questa autonomia significherebbe perpetuare lo status quo, impedendo al Paese di risollevarsi e di esprimere al meglio le proprie diversità. Queste differenze, come ricordato nella Prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, possono essere considerate come una ricchezza, riconducibile a un solo Spirito, che contribuisce al bene comune.

La Confederazione Svizzera rappresenta un modello virtuoso di applicazione del principio di sussidiarietà, dove i cantoni godono di un’ampia autonomia che permette loro di rispondere in modo efficace alle esigenze locali, mantenendo al contempo l’unità nazionale. Questo esempio dimostra come la sussidiarietà non sia solo un principio teorico, ma una pratica che può favorire lo sviluppo armonioso e sostenibile di un Paese, rispettando le peculiarità di ogni territorio e promuovendo la collaborazione tra diverse entità.

Infine, come sottolineato anche da Papa Giovanni Paolo II nei suoi molteplici interventi, il principio di sussidiarietà è essenziale per una corretta distribuzione dei poteri, al fine di servire al meglio le persone e le comunità, garantendo una governance che sia davvero al servizio del bene comune.

Liliane Tami