Smentendo le promesse fatte nei mesi scorsi, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha infine deciso di porre fine ad un programma messo a punto dall’amministrazione Obama che toccava un punto delicato della questione immigrazione illegale. Il programma DACA (Deferren Action for Childhood Arrivals) aveva come scopo quello di tutelare e rendere immuni dalle espulsioni gli immigrati irregolari che sono arrivati negli USI da bambini e hanno passato la loro intera esistenza sul territorio americano, dando loro la possibilità di ricevere un regolare permesso di soggiorno.

DACA era stato introdotto dalla precedente amministrazione perché il Congresso non approvava il DREAM Act, acronimo di Development, Relief, and Education for Alien Minors Act (Legge per lo sviluppo, il sostegno e l’educazione dei minorenni stranieri)  che aveva più o meno lo stesso scopo: agevolare la permanenza negli Stati Uniti di 800mila giovani che non solo sono cresciuti in America ma spesso non conoscono nemmeno la propria lingua d’origine. L’idea alla base della legge era che le persone in questione, chiamati Dreamers, non devono essere ritenuti responsabili delle colpe dei genitori e la loro vita non deve essere stravolta dall’espulsione dal paese di cui si sentono cittadini per un crimine che non hanno commesso.

I requisiti per l’accesso al permesso di soggiorno tuttavia erano tanti tra cui avere avuto 15 anni o meno all’epoca del proprio arrivo, meno di 31 anni nel 2012, avere la fedina penale pulita ed essere studenti delle scuole superiori oppure essersi diplomati. L’attuale annullamento del programma in teoria non dovrebbe intaccare coloro che già ne beneficiano ma sarà precluso ad altri, Congresso permettendo, dal 5 marzo 2018 in avanti.

Trump e il procuratore generale Jeff Sessions hanno le idee in chiaro: bambini o no, si tratta di immigrazione irregolare che danneggia i cittadini degli USA. Tuttavia esiste una spaccatura anche all’interno del partito dei Repubblicani, dove alcuni non sono d’accordo con le azioni intraprese dal presidente. Fervente sostenitore della decisione invece è il conservatore Rich Lowry che ha elogiato Trump per aver lasciato in mano al Congresso la decisione del destino dei Dreamers.

Aspre critiche da parte dell’editorial board del New York Times che ha ricordato l’importanza fiscale dei Dreamers che pagano le tasse regolarmente, mentre il Washington Post ha definito la decisione “senza cuore” e ha sottolineato l’importanza che queste persone hanno per l’economia del paese “perché parlano in inglese, perché quasi tutti studiano o lavorano e decine di migliaia di loro si laureeranno, perché possiedono automobili e pagano le tasse e in molti casi hanno comprato una casa o hanno avviato un’attività”.