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L’agenzia di stampa ufficiale IRNA, ha comunicato che Hossein Sheikholeslam, diplomatico e consulente del ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, è deceduto ieri a causa del coronavirus.

Il portavoce del ministero della Sanità, Kianoush Jahanpour, ha dichiarato oggi in conferenza stampa che a causa del Covid-19 sono morte 124 persone dei quasi 5 mila casi confermati. In seguito al forte aumento dei casi avvenuti in un solo giorno – oltre 1’230 in più rispetto al giorno precedente – le autorità della Repubblica islamica hanno avvertito che potrebbero usare la forza per limitare i viaggi delle persone tra le città del paese nel tentativo di fermare la rapida diffusione dell’infezione. Tra le persone decedute, sei erano politici o funzionari del governo.

Hossein Sheikholeslam era conosciuto come veterano e diplomatico rivoluzionario che ha preso parte alla crisi degli ostaggi dell’ambasciata americana del 1979. Quell’anno, a soli nove mesi dalla caduta dello scià appoggiata dagli americani, gli studenti iraniani presero d’assalto l’ambasciata statunitense a Teheran trattenendo 52 americani in ostaggio. A causa di questo gli USA troncarono i legami diplomatici con l’Iran nel 1980 e gli ostaggi furono liberati nel gennaio del 1981.

L’Iran ha chiuso scuole e università, sospeso tutti gli eventi culturali e sportivi importanti, ridotto l’orario di lavoro in tutto il paese e cancellate perfino le preghiere del venerdì a causa delle preoccupazioni causate dal virus che si è diffuso ormai in tutte le 31 province iraniane. Le autorità hanno fatto sapere agli abitanti di rimanere a casa nelle loro città e per questo motivo verranno istituiti posti di blocco gestiti dal Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche per impedire di utilizzare la “scusa” delle scuole chiuse per andare nel Mar Caspio o in altri luoghi di vacanza. Le immagini che girano sui social mostrano infatti lunghe code di traffico da Teheran verso la costa del Caspio.

L’Arabia Saudita ha invitato i suoi cittadini a dichiarare le visite fatte in Iran nelle ultime due settimane. Alcuni membri della minoranza sciita saudita tendono a mantenere segrete le loro visite a causa della forte rivalità esistente tra i due paesi.

Tehran, foto Pixabay

I pompieri sono stati visti passare nella via principale di Teheran spruzzando disinfettanti lungo negozi e marciapiedi. “Sarebbe bello se lo facessero ogni giorno”, ha detto il proprietario di una farmacia. Fonti studentesche dimostrano purtroppo che la pulizia generale e la disinfestazione in Iran avviene non di frequente.

La mancante fiducia degli iraniani nelle capacità delle autorità di affrontare il virus complica la crisi iraniana. La leadership governativa, che si trova già sotto pressione per le sanzioni statunitensi, è adesso colpita da una malattia che ha contagiato ben due dozzine di legislatori e sta lottando con le persone che sono riluttanti a seguire le linee guida che potrebbero aiutare ad arginare l’epidemia. Teheran è stata criticata per la sua gestione e per aver messo in discussione le cifre ufficiali e non averle comunicate tempestivamente.

Intanto però nella città di Qom, luogo particolarmente colpito dal contagio, una donna infetta dal virus ha dato ieri sera alla luce una bambina.