Kiev sostiene di aver colpito l’obiettivo con due missili Neptune. Mosca sostiene la tesi dell’esplosione a bordo per cause accidentali.

Ancora non si sa se a colpire l’incrociatore siano stati gli ucraini, con missili da crociera di tipo RK360MC Neptun, oppure, come sostengono i russi, un incidente, cioè incendio divampato a bordo che avrebbe portato all’esplosione di ordigni a bordo.

Quel che è certo, è che con la caduta dell’ammiraglia cade il prestigio della Marina Russa e risultano indebolite le strategie del Cremlino e di Vladimir Putin. Per alcuni, l’evento cambierà la strategia russa in Ucraina. La Russia, infatti, sarà ora costretta a rispondere a come sia potuto accadere l’impensabile.

Il Moskva, infatti, era la nave militare deputata a coordinare il lavoro di tutte le altre navi da guerra nel Mar Nero, e al suo interno con tutta probabilità aveva i piani bellici da attuare, e le strategie delle passate e vincenti mosse, e delle future, come l’eventuale sbarco delle forze speciali russe a Odessa o, secondo alcuni, l’uso di armi nucleari.

Il Moskva pesava 12.500 tonnellate, vantava un equipaggio di circa 500 persone, portava 16 missili da crociera “Vulkan”, antinave, disposti a prua, che avevano una portata di circa 700 km.

L’ affondamento del Moskva riduce l’arsenale degli ordigni sulle navi della flotta russa schierata da Putin nel Mar Nero.

L’incrociatore era dotato di un sistema di difesa a tre livelli in grado di respingere un attacco missilistico (come riporta Rai News, precisamente: missili superficie-aria a lungo raggio S-300F, con potenziali 64 missili a bordo, con una gittata possibile oltre i 100 Km; missili Gecko a corto raggio, due lanciatori, con una gittata fino a circa 15 Km; 6 Mitragliere Ak-630 (con un calibro da 30mm) con una portata di circa 4 Km). Sistemi cioè, in grado di abbattere un missile o un aereo.

E allora perché, ci si chiede, non ha funzionato il sistema di difesa? Forse il Moskva non disponeva di munizioni? Forse gli ucraini hanno impiegato un drone per distruggere il sistema radar e, dunque, attraverso i missili RK360MC Neptun (in grado, come riporta sempre Rai News, di distruggere navi fino a 5 mila tonnellate entro un raggio di 280 Km e di centrare il bersaglio), distrutto l’incrociatore.

I russi, però, non ammettono la sconfitta e sostengono l’autogol: un incendio a bordo avrebbe portato all’esplosione di ordigni l’incrociatore sarebbe affondato.

La nave da guerra russa Moskva “ha perso stabilità ed è affondata mentre veniva rimorchiata durante una tempesta”, ha ammesso alla fine, nella serata di giovedì, la Difesa di Mosca.

L’esplosione era stata notturna, era avvenuta a bordo ed aveva costretto l’equipaggio ad abbandonare la nave. Inizialmente, secondo la conferma sia di Mosca che del Pentagono, la Moskva era stata rimorchiata e trainata verso il porto di Sebastopoli, ma in serata è arrivata la drammatica conferma secondo la quale l’ammiraglia della flotta di Putin era affondata nel Mar Nero.

Al momento dell’incidente la Moskva si trovava nelle acque territoriali ucraine, a circa 75 miglia a sud della città, l’equipaggio di 500 uomini, era stato evacuato in parte a bordo di altre unità, mentre un paio di rimorchiatori si erano avvicinati per assistere – senza riuscirvi – il simbolo della Marina russa.