Si chiama Nadine, è un’infermiera di Nuova Ulma, in Baviera, e fu l’ex fidanzata di Brenno Neumair, che il 4 gennaio 2021 uccise i genitori, strangolandoli con un cordino e gettando poi i loro cadaveri nel fiume Adige dal ponte di Vadena. Brenno visse con Nadine a Innsbruck per 7 mesi, una convivenza difficile, contrassegnata da violenze e da trattamenti sanitari obbligatori.

I genitori uccisi

La giovane donna, ha dichiarato ai giudici della Corte d’assise di Bolzano che “convivere con lui era difficile: mi prendeva soldi di nascosto, e in un caso aveva inscenato una finta aggressione di cui sarebbe stato vittima, brandendo un coltello col quale si era ferito”; come ricordato da Nadine, quella finta aggressione si concluse con un trattamento sanitario obbligatorio per Benno, visto che aveva impugnato un coltello. Come ha raccontato Nadinee, davanti ai medici Brenno ammise “come si era procurato le ferite” cioè “prelevandosi del sangue, iniettandoselo nell’angolo dell’occhio e della bocca, abradendosi la pelle con carta smerigliatrice”.

La testimonianza rischia certamente di favorire Brenno in quanto in stato di seminfermità mentale, anche se la donna ha poi aggiunto che “Brenno Neumair aveva un atteggiamento manipolatorio nei miei confronti e non voleva che frequentassi i miei amici”.

Ora, il processo dovrà stabilire se Benno fosse o no capace di intendere e di volere, al momento dell’omicidio dei genitori (secondo la perizia psichiatrica, Benno sarebbe stato seminfermo di mente al momento dell’omicidio di suo padre Peter, ma lucido, quando poco dopo uccise sua madre Laura), e Nadine è chiamata a testimoniare, per descrivere, attraverso il ricordo di aneddoti, la personalità di Benno.

Infine, la donna ha raccontato di aver sentito il 31enne per l’ultima volta undici giorni prima dell’omicidio dei genitori. “Mi ha chiesto di telefonargli, gli ho detto che volevo avere contatti solo via e-mail. Adesso ho paura di lui”.