La “Marco Lucchetti Art Gallery” dal 6 maggio al 4 giugno ospiterà BIPOL ART: una mostra di Simone Bianchi, artista noto per la sua arte di Comics sui supereroi e Pau Bianchi, voce dei Negrita.

Un suono, un po’ di colore: è da questo che nasce l’arte. Solo, in due forme diverse. Dal primo, si sviluppa una sonorità in grado di portarci in luoghi lontani grazie alle nostre orecchie e dall’altro, sono i nostri occhi a lasciarci entrare in un nuovo mondo, pieno di concetti nuovi da esplorare. Paolo “Pau” Bruni ha ricominciato ad esplorare il mondo dell’arte in pandemia, pubblicando le sue opere sia sul suo sito, www.pauhaus.it , che sul suo profilo Instagram dedicato alla sua vena artistica figurativa, @pau­_scarabocchia. Il frontman dei Negrita si reinventa nel mondo dei fumetti appositamente per la mostra di Lugano, creata insieme all’amico Simone Bianchi, un vero maestro dei fumetti. I due artisti, infatti, si sono contaminati e quasi scambiati le due facce dell’arte, incontrandosi e mischiandole in un’unica fluida forma, meravigliosamente ibrida. Possiamo trovare le loro opere presso la Marco Lucchetti Art Gallery di Lugano da venerdì 6 maggio a sabato 4 giugno 2022.

Come vi siete conosciuti lei e Simone e come è nata l’idea di questo incontro fra le due arti?

Ci siamo incontrati su Instagram durante il lockdown. Io amo disegnare e lui è fan dei Negrita. Inoltre, siamo entrambi toscani, e siamo cresciuti nello stesso ambiente dei bar di provincia della nostra generazione. Ha seguito il mio account Instagram in cui pubblico disegni e dipinti – @pau_scarabocchia – e mi ha scritto: “Come fa uno come te a non conoscere uno come me?” Io sono rimasto strabiliato dalla sua arte, è un fenomeno vero e proprio. Da quel messaggio è nata una grande amicizia che poi è diventata collaborazione. Passavamo le nottate in videochiamata, a volte anche disegnando. Ho presto scoperto che anche Simone ha un “B-side”. Io sono un musicista che ama l’arte figurativa. Lui è un artista del fumetto che ama la musica. Parallelamente, nel periodo della pandemia, io ho riscoperto il disegno e la pittura e lui la batteria.

Come è stato lavorare con un maestro come Simone? Cosa le ha insegnato?

Ognuno ha contribuito con l’altro. Lui mi ha aiutato tantissimo con la specializzazione dei materiali, tanti consigli. Lui è un pittore eccezionale ed inoltre mi ha fatto riavvicinare al fumetto. Non a caso, il nome di questa mostra è BIPOL ART: la doppia arte che c’è in me e in lui.

BIPOL ART è qualcosa di fresco e potente. Qual è il messaggio che vuole trasmettere con le vostre opere?

Il mio messaggio, sempre più forte in questi anni tremendi, è il cercarsi. Non ci stiamo allontanando solo per l’obbligo di isolarsi con pandemia forzata. In questa società c’è un individualismo sbagliato e malato. Questa stessa mostra, invece, rappresenta il trovarsi fra due individui: un’amicizia, con vibrazioni positive che provengono da un rapporto umano educativo. È assurdo pensare a come il mondo nel 2022 si stia ancora dividendo. Penso agli Stati Uniti, che stanno aumentando le dimensioni del muro con il Messico, in una zona molto cara a noi Negrita. È un sinonimo di un mondo che si sta separando. Credo che ognuno dei noi, nei limiti del tempo, debba trovarsi una valvola di sfogo per compensare la negatività della quotidianità.

L’idea di questo “scambio” di arti l’ha aiutata a trovare una nuova forma di espressione anche nella sua arte “principale”?

Non lo so ancora. La pandemia ci ha colto nel tour celebrativo dei 25 anni di attività dei Negrita. Dopo la tournée dell’anno scorso ci siamo presi un periodo sabbatico, vogliamo capire chi vogliamo essere.  Non so ancora se questa esperienza possa colorare la mia musica, mi sono approcciato all’arte con gli occhi innocenti di un bambino. Ho studiato le forme umane, l’architettura ed è stato taumaturgico, specialmente durante il periodo cupo di segregazione forzata. È un work in progress che sta quasi diventando un secondo lavoro grazie al mio shop online www.pauhaus.it.

Quali opere troveremo in BIPOL ART?

Troverete 18 opere a testa. Simone e Marco Lucchetti si sono impegnati moltissimo a darmi una bella spinta. Le mie opere le ho concepite appositamente per questa mostra. Ho scelto soggetti del Primo Novecento e li ho stravolti alla mia maniera. I miei soggetti sono devastati, un po’ malati perché li ho voluti portare nel presente, stravolto da guerra e pandemia, rendendoli più umani. C’è anche un tributo a Simone Bianchi, simbolo della mia amicizia. È un suo Batman, rielaborato a modo mio su una tela 70×100 cm con tecniche pittoriche.

Quanto conta per lei essere qui a Lugano?

Noi Negrita l’abbiamo conosciuta sin da subito. Lugano è la provincia musicale più vicina e vi abbiamo suonato tante volte, la sento vicinissima a noi negrita e a noi italiani.

Intervista di Silvia Giorgi