Interessante un articolo su Corsera di Samuele Finetti che ha raccolto dati dal Guardian e dal Mainichi Shimbun su cosa stia avvenendo in Giappone. interessante perché prefigura uno scenario che potrebbe verificarsi anche da noi fra non molto. Partiamo da una cosa di minore importanza, positiva al limite, che stupisce. È quasi un invito a bere più alcool, più saké, più birra, più mizuari e l’invito viene dai potenti Ministeri che hanno notato che i ricavi dalle accise sull’alcool sono in grave declino. La fascia di età che beve molto meno è quella compresa fra i 18 ed i 34 anni che evidentemente alza meno il gomito rispetto ai genitori.Ai miei primi passi in Giappone, ormai mezzo secolo fa, fra i suggerimenti di chi mi voleva aiutare ad inserirmi, c’era “bere insieme paga nel tempo” perché quando si beve in compagnia i giapponesi si lasciano andare. Sempre così prussiani di giorno e sorprendentemente latini dopo aver ingerito una buona dose di alcool.

La definizione non è mia, ma bensì di un ex e bravo intellettuale americano, ex Segretario di Stato, Z. Brzezinksi (The fragile blossom), che riporta un patto codificato: “quello che si dice resta fra di noi ”. Questo dialogo stretto, bevendo, ti aiuta a capire come stanno le cose. Va detto che a tutti i livelli dopo il lavoro non si va a casa, prima si va a socializzare (bevendo) con i colleghi (la prima famiglia) e poi per chi è ad un livello superiore con clienti, fornitori. Quasi un completamento del lavoro, sebbene oggigiorno i giovani abbiano un vissuto diverso, altre esigenze, anche un legame all’azienda meno pronunciato rispetto ai loro padri. Dicevamo che l’alcool è in discesa, ma molto altro ben più rilevante sta accadendo. I giovani hanno esigenze diverse, vogliono una vita meno costretta, più libera da tante convenzioni sociali di cui il Giappone è stato ricco. Innanzitutto meno voglia di crearsi una famiglia. Nella fascia di età 18-34 ben il 17.3% degli uomini ed il 14.6% delle donne ha confermato che non ha nessuna voglia di sposarsi. Da quando venne completata la prima indagine sull’argomento nel 1982, è un cambiamento enorme, al di là della percentuale riportata che per la cronaca rappresenta il 2.3 degli uomini ed il 4.1 delle donne.Un cambiamento molto importante perché una delle conseguenze è che si fanno molto meno figli. Il Giappone è molto al di sotto dei 2 figli per famiglia (è intorno a 1,30) che l’OCSE suggerisce per conservare il livello di mantenimento della popolazione. Il 2021 è stato l’11mo anno consecutivo che ha registrato un decremento della popolazione corrispondente ad un meno 644mila persone con 23 mila nascite in meno. Continuando così per metà secolo la popolazione del Sol Levante potrebbe scendere a 90 milioni dai 126 attuali che ridurrebbe non solo il consumo di alcolici, ma toglierebbe stamina al paese sempre più un paese di vecchietti. Il problema di fondo del Giappone è che sta invecchiando molto rapidamente. C’è un dato che dice tutto: gli over 65 sono ormai più del 30% della popolazione, cioè più di 40 milioni. È matematico, milioni andranno in pensione, sempre meno entreranno nel mondo del lavoro date le poche nascite, la pressione sull’assistenza statale sempre maggiore, crisi del sistema pensionistico e con un debito pubblico colossale. Insomma, una prospettiva molto negativa per i giovani da alcuni definiti generazione perduta.Più che Sol Levante il futuro sembra profilarsi come un “Sol Calante”, ma non è solo in questo abbrivio, è solo più avanti, in senso negativo, rispetto a quello che già è iniziato da noi.

V. Volpi