A pochi giorni dallo scioglimento del parlamento che avverrà da parte del governo pakistano per aprire la strada alle elezioni generali, l’ex primo ministro pakistano Imran Khan è stato arrestato oggi dalla polizia nella sua casa di Lahore, città orientale pakistana, subito dopo la sentenza di condanna a tre anni di carcere emessa da un tribunale di Islamabad che lo ha ritenuto colpevole di accuse di corruzione.

Il giudice Humayun Dilawar, ha ritenuto Khan colpevole di pratiche corrotte e la sentenza gli impedisce anche di partecipare alle elezioni per i prossimi 5 anni. “La sua disonestà è stata dimostrata oltre ogni dubbio”, ha aggiunto l’ordinanza del tribunale.

Il 70enne Khan, ex giocatore di cricket della squadra nazionale pakistana diventato politico, ha fondato nel 1996 il Pakistan Tehreek-e-Insaf (PTI, Movimento pakistano per la giustizia), partito centrista laico e nazionalista che crede nell’uguaglianza di tutti gli esseri umani indipendentemente dalla loro religione, casta, etnia o genere.

Khan è stato incriminato nel caso “Toshakhana” presentato dalla Commissione elettorale pakistana a maggio. Toshakhana (casa del tesoro) è un dipartimento di proprietà del governo che conserva doni ricevuti da membri del parlamento, ministri, presidenti e primi ministri. Lo scorso ottobre, le indagini sono iniziate sulla base di alcune accuse secondo le quali Khan aveva acquistato molti dei preziosi doni, tra cui un antico orologio regalatogli dal principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, e li aveva venduti per profitti non dichiarati.

Khan ha negato ogni illecito e il suo avvocato, Intezar Hussain Panjutha, ha dichiarato che presenterà ricorso contro la sentenza, definendola un caso di vittimizzazione politica.

Tre mesi fa, il tentativo di arrestarlo per distinte accuse di corruzione ha scatenato giorni di violenti scontri tra i sostenitori del suo partito e la polizia. Alla fine l’arresto di Khan è stato dichiarato illegale ed è stato rilasciato, ma le conseguenze dei violenti scontri di maggio hanno indebolito il “Movimento pakistano per la giustizia”. Decine di aiutanti di Khan lo hanno abbandonato con qualche pressione accusatoria da parte del potente esercito del paese che era diventato esso stesso bersaglio di attacchi da parte di manifestanti pro-Khan.

Il suo rapporto con l’establishment militare si è inasprito e ha iniziato una campagna pubblica contro i vertici del paese, accusandoli anche di due attentati alla sua vita.

Molti in Pakistan avevano ritenuto che l’arresto di Khan fosse l’inevitabile conclusione dei suoi tentativi di opporsi all’onnipotente istituzione militare pakistana che da decenni controlla la politica del Paese. Tutti i precedenti primi ministri che hanno tentato di affrontare i militari sono finiti in prigione.