2021

Era stato trucidato nel 2015 dagli estremisti islamici appartenenti al sedicente stato illegittimo del Daesh, l’archeologo Khaled al Assaad, allora 80 enne, e la sua morte aveva suscitato sdegno e commozione in tutto il mondo: l’ultimo gesto eroico dello studioso, simbolico campione di laicità di fronte all’estremismo islamico, gli era costato la vita, Khaled, infatti, aveva rifiutato di rivelare ai terroristi dove fossero nascosti i tesori archeologici risalenti all’epoca imperiale romana, che Khaled stesso aveva trovato e custodito in segreto.

Khaled era stato ucciso dagli islamici medante decapitazione, e i suoi resti erano stati appesi alle colonne di Palmira. Poco dopo, i militanti dell’autoproclamato Stato Islamico avevano distrutto, a suon di bulldozer, i resti romani di Palmira, in quanto appartenenti ad un passato “occidentale e laico” incompatibile con la religione islamica.

L’odio religioso fortunatamente non era prevalso del tutto e, ad oggi, Palmira, mutilata, violentata e devastata, sorge ancora.

Oggi, dopo più di cinque anni da quel tragico evento, i suoi resti sarebbero stati rinvenuti, assieme ad altri due cadaveri, nella località di Kahlul, a est di Palmira. Lo riporta l’agenzia governativa siriana Sana. I resti sono però ora in attesa dell’esame del Dna, che smentirà o confermerà l’appartenenza al martire culturale.

Dagli anni sessanta Khaled aveva studiato e scavato i tesori del tempo sepolti dai secoli, ricevendo diverse onorificenze e venendo insignito anche dall’Unesco.

Dopo il suo assassinio, Khaled aveva ricevuto onorificenze post mortem, come quella, proveniente dalla decisione del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, che lo aveva insignito tra i Giardini dei Giusti a Milano (monumentale ricordo a tutte le vittime e ai martiri per le loro idee di pensiero, o anche a coloro che aiutarono, durante l’Olocausto, gli ebrei a salvarsi). Sempre a Khaled è dedicata, ad oggi, l’area di scavi degli Arsenali della Repubblica a Pisa.