di Francesco Pontelli – Economista – il Nuovo giornale nazionale – 2 gennaio 2024
La firma del patto di stabilità di queste ultime ore rappresenta l’ennesimo macigno sulla crescita dell’economia italiana e compromette le stesse aspettative. Tale accordo prevede, infatti, una riduzione del deficit nelle prossime leggi finanziarie per quelle economie che abbiano un rapporto debito pubblico/Pil superiore del 90% (Italia 142%) che dovrà venire ridotto al 1,5% (quello della manovra in corso è del 4,3%).
Ma soprattutto la firma di questo patto impone ai medesimi stati la riduzione del debito pubblico del 1% (nuovo record del debito pubblico italiano 2868 mld.): la risultante di queste indicazioni si concretizzerà in un costo aggiuntivo per l’Italia di circa 80/100 miliardi.
In questo contesto, contemporaneamente e soprattutto al di fuori delle impostazioni ideologiche europee relative alla transizione ecologica ed energetica, in Germania la statale Sefe ha appena firmato un contratto di fornitura di gas con il principale produttore norvegese che resterà in vigore per i prossimi 40 anni e del valore di 50 miliardi di euro.
In altre parole, l’economia tedesca, attraverso questo lungimirante accordo, si è assicurata un approvvigionamento energetico operativo fino al 2063, con costi notevolmente inferiori rispetto alla medesima materia prima fornita dagli Stati Uniti e da tutti gli altri fornitori non russi.
Una scelta strategica che esprime la qualità della politica tedesca la quale dimostra come il primo obiettivo sia e rimanga quello di assicurare l’energia al più basso costo possibile per il proprio sistema industriale quanto per l’utenza domestica.
Esattamente come quanto sta avvenendo in Francia, la quale sta nazionalizzando EdF, cioè il fornitore di energia elettrica, con l’obbiettivo dichiarato di assicurare i più bassi costi energetici tanto alle imprese quanto le famiglie francesi.
Queste politiche strategiche dei due stati dimostrano quanto sia tenuta nella giusta considerazione la componente energetica per assicurare la competitività alle imprese nazionali e contemporaneamente un aiuto alle famiglie. Mentre da noi si posticipa la fine del mercato tutelato di sei mesi, dimostrando di avere un orizzonte non superiore ai sei mesi al massimo espresso dalla classe politica e dirigente Italiana.
Aveva decisamente ragione Montanelli quando aveva previsto il disastro attuale dell’attività politica italiana all’interno dell’Unione Europea, del quale risultano responsabili tutti i governi e ogni parlamentare europeo che sono stati eletti negli ultimi decenni.
Mai come ora la storia del pensiero politico liberale dal dopoguerra ad oggi avrebbe potuto consigliare e sostenere il nostro paese nella sua crescita futura.