Mi sono presentato a Palazzo delle Orsoline per la conferenza stampa delle ore tredici. C’erano molti colleghi professionisti per pochi posti a sedere. Giornalista per hobby, mi sono mischiato a loro. Ho ascoltato attentamente la direttrice del DFE. Quanto segue espone ciò che ho capito.

Due sono i pilastri di Laura Sadis, potenti sostegni atti a reggere la sua decisione.
1. La parità di trattamento (diritto costituzionale)
2. Il rispetto della legge

In estrema sintesi. Il permesso del lavoro domenicale accordato al FoxTown, noto a tutti, era in atto da 17 anni. Quando, in tempi recenti, in Centro Ovale di Chiasso chiese per sé un’eccezione analoga, la si dovette accordare per parità di trattamento. Questo avvenne un anno fa. Ma dopo alcuni mesi il sindacato Unia e il deputato Pronzini organizzarono un’opposizione attiva alla concessione fatta al Centro Ovale, coinvolgendo il parlamento e la magistratura. Allora, nella primavera 2012, il DFE ordinò una serie di accertamenti, molto lunghi e meticolosi, al fine di scoprire ciò che tutti sapevano. Allorché il Ministero pubblico si rivolse al DFE mostrandosi allarmato per le presunte violazioni della disciplina federale sul lavoro, a Laura Sadis non rimase che ripristinare il rispetto della legge. E siamo giunti all’11 settembre, che è una data di per sé drammatica.

CRONOLOGIA RECENTE

29 agosto 2011 Il Dfe concede l’apertura domenicale al Centro Ovale di Chiasso (6 mesi di prova)
17 febbraio 2012 Il sindacato Unia si attiva e chiede l’intervento dell’Ispettorato.
30 marzo 2012 Il DFE rinnova l’autorizzazione al Centro Ovale, per un anno.
7 maggio 2012 Il DFE avvia gli accertamenti in loco.
31 luglio 2012 Gli accertamenti sono conclusi e l’Ispettorato consegna il suo rapporto.
24 agosto 2012 Il Ministero pubblico esige le carte dal DFE e invita lo stesso a ripristinare l’ordine legale.
7 settembre 2012 Se uno stato di illegalità è stato tollerato per 17 anni, ciò non significa che esso debba essere tollerato all’infinito. Il DFE cala la scure, in un clamore di protesta quasi generale.

Quali commenti si possono fare a questa storia prolissa (abbiamo omesso un gran numero di particolari)? In primis, se la legalità dell’on. Sadis è cristallina, bisogna tuttavia ammettere che le sue qualità politiche sono molto scarse. Il buon politico sa prevedere, la direttrice del DFE manifestamente no. Accordare il permesso al Centro Ovale sulla base di un’ipotetica “parità di trattamento”… per ritrovarsi dopo pochi mesi nell’obbligo di negarlo a tutti? Era questo il fine perseguito? Probabilmente no.

Un po’ patetico è anche il tentativo di mettere sotto accusa i parlamentari federali ticinesi, i quali non si sarebbero attivati per “cambiare la legge a Berna”. Come se la cosa si potesse fare in quattro e quattr’otto e come se i nostri avessero chissà quale potere! È sempre comodo scaricare la colpa sulle spalle di qualcuno, e in questo particolare caso l’esigenza risulta impellente. Quanto alla sinistra radicale, ai Sergi e ai Pronzini, essi colgono oggi (in un certo senso) un brillante e meritato successo. Non ci resta che applaudirli, anche se continuiamo a trovare stupefacente una loro consolidata credenza. Che solo i negozi chiusi producano posti di lavoro e stipendi.

Il deputato Matteo Pronzini, che con la sua tenacia ha costretto Laura Sadis a prendere una decisione sommamente impopolare