Ricevo e con piacere pubblico.

Visito spesso il bel sito di Francesco De Maria***, Ticinolive. Non bisogna essere necessariamente d’accordo su tutti o sulla maggioranza dei temi e delle opinioni per trovare interessante un sito. Il fatto di essere stato presentato nell’“alfabeto” demariano con espressioni tipo “ambiziosissimo”, “arrogante”, “soddisfazione orgastica” mi ha fatto riflettere non tanto sulle “definizioni” in questione – chi mi conosce bene sa che i miei valori e i miei modi di essere sono tutt’altri – ma proprio su questo tipo di definizioni in generale e sui giudizi di quella che chiamerei “l’era del blog”.

OK, viviamo in un mondo rapido, all’ultimo respiro, dove sui blog, su facebook e su twitter si tagliano giudizi con l’ascia, vista anche la brevità più che necessaria in questo contesto. OK, oggi si possono dire (sembra) tante cose anche senza entrare nei dettagli, per sentito dire, su impressione fugace, polemicamente, ecc. ecc. E così l’era del blog e la sua “necessaria brevità” di espressione – quel che sto per dire non si riferisce naturalmente a Francesco De Maria e al suo sito: lui i pezzi li firma – ha permesso la nascita e la crescita di fenomeni di “menefreghismo civico” che sono poi sconfinati nella possibilità (e nella licenza…) di prendere in giro, deridere, ridicolizzare ecc. praticamente chiunque non ci vada a genio. Senza la necessità, nei blog e spesso nella “brevità” in generale, di metterci la faccia o quantomeno di assumersi una precisa responsabilità (che sta poi, la responsabilità, alla base di ogni convivenza civile). Ricordate la giustificazione di Boris Bignasca quando augurò la morte a Giovanni Orelli? Lui comunque quella rubrica in qualche modo la “firmava”. Ma si giustificò così: mi è scappata la frizione, di questi commentini fugaci ne faccio tanti…

Ma che cosa comporta tutto ciò? La non documentazione? Il no approfondimento? La non voglia di esprimersi avendo preso atto della complessità delle cose? Anche. Comporta, però, soprattutto la voglia – e quasi, anche qui, la “necessità” – di essere BOMBASTICI, VISIBILI, RICONOSCIBILI come un fuoco di fila di luminarie ciascuna delle quali, per farsi distinguere e “vedere”, dev’essere più luminosa, più potente e più “sfrontata” delle altre.

Ecco, nel mondo di oggi la brevità (e l’immediatezza) del messaggio impone che il messaggio stesso abbia un grande potenziale di choc da procurare a chi legge (o guarda). Ecco spiegato il “successo” di giornali “da carta straccia” come il “Mattino della domenica”, ad esempio.

So benissimo che Francesco De Maria non la pensa come me e per questo lo invito a bere un caffè insieme, per dimostrargli che non sono poi così arrogante. Magari riesce a farmi cambiare idea, chissà…

Sergio Roic

*** (precisazione) Il portale è di Francesco De Maria e, più discreta ma ben valorosa collega, Bonnie Ravelli

—  La “presa di caffè” è senz’altro e cordialmente accettata