L’iniziativa è passata ed io ho perso perché avevo previsto i soliti parametri svizzeri di astensione. Alcuni festeggeranno altri no, temendo che il peggio debba ancora venire, sia per i padroni, sia per i salariati. Musi lunghi a “sinistra”per il timore di nuove restrizioni ai diritti dei lavoratori e al “centro” per una paventata minor possibilità di accedere alla manodopera più confacente all’accumulazione di utili.

Si festeggia per contro a “destra”con la convinzione di aver seppellito definitivamente la temuta integrazione europea, chissà poi perché visto che a Berna come a Bruxelles comandano il grande padronato e il capitale finanziario.

Domattina chi si alzerà per andare a lavorare non noterà niente di cambiato e invece di socializzare con i colleghi i problemi del lavoro butterà il tempo a commentare le medaglie di Sochi, la serie A italiana o il calcio regionale.

A ovest niente di nuovo quindi, e mentre un idiota va raccontando che l’Italia è uscita dalla crisi, giornali e televisioni riportano ciò che garba ai loro inserzionisti quotidiani, i palazzi del potere bruciano a est per mano degli operai bosniaci che qualche intelligentone democratico non esiterà a tacciare come prezzolati provocatori.

Contenti loro, figuriamoci noi; anche se non schioccano i tappi del prosecco!

Carlo Curti, Lugano