Una lettera dai toni così duri e accusatori un portale esita a pubblicarla. D’altra parte il semi-ufficiale Corriere del Ticino l’ha pubblicata senza batter ciglio, dunque anche noi ci sentiamo in qualche modo confortati.

La nostra opinione è all’incirca questa. Chi voleva – ad ogni costo – scongiurare l’applicazione del maledetto (ed imprevisto) 9 febbraio ci è riuscito, ma ha dovuto pagare un prezzo molto, molto alto.

Vittorio Pedrocchi punta il dito contro i liberali: potrebbe sembrare accanimento. Ma si sarebbe tentati di mormorare: certe cose lasciamole fare ai socialisti. Eppure i socialisti, da soli, non le avrebbero mai potute fare… 

Lettera pubblicata con l’esplicito consenso dell’Autore.

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cosi-la-svizzera-aveva-votato-il-9-febbraio-2014(Immagine: RSI)

Ridono, i tre consiglieri liberali alle camere federali che a Berna durante l’ultima sessione avrebbero come minimo dovuto sostenere il risultato del massiccio voto ticinese del 9 febbraio 2014; chiari responsi popolari che negli ultimi anni vengono per lo più considerati e valutati da molti parlamentari al livello di curiosi sondaggi d’opinione. Ridono, dopo aver contribuito a tradire il popolo svizzero, dopo aver calpestato la Costituzione, dopo aver stravolto e ribaltato il voto popolare, dopo aver disprezzato l’ordine democratico. Ridono, dopo aver strisciato vergognosamente ai piedi dell’UE, dopo aver svenduto la libertà e l’indipendenza elvetica ai dispotici balivi e ricattatori europei. Ridono, dopo aver ritenuto che 700.000 immigrati che si sono ammassati in Svizzera dal 2007 – e di cui una minima parte attiva nella nostra economia – non sono abbastanza, ma che bisogna aprire le frontiere all’invasione insensata e incontrollata in segno di pavida sottomissione al diktat europeo, ora aperto anche alla Croazia e domani chissà alla Turchia, all’Ucraina, al Pakistan. Ridono i tre signori, fingendo di ignorare che i 700.000 immigrati hanno contribuito massicciamente a portare le infrastrutture elvetiche al collasso, con la rete stradale ormai insufficiente, con i trasporti pubblici e privati congestionati, con l’inquinamento non più sostenibile, con lo sviluppo edilizio caotico e disordinato, sia dal profilo urbanistico sia da quello pianificatorio ed abitativo, con la cronica insufficienza di asili, scuole, ospedali, case per anziani. Ridono i tre signori e con loro anche alcuni consiglieri federali, ma non per tanto tempo ancora; la notizia ufficiale e fresca è dell’altro giorno, 20 dicembre: il Consiglio federale, dove vige la concordanza, ha accettato o forse addirittura organizzato segretamente l’intervento di esperti dell’UE quali consiglieri, per manipolare e far in modo da rendere le decisioni delle Camere federali compatibili con i dettami di Bruxelles, allo scopo di ribaltare il volere popolare elvetico democraticamente espresso in votazione.

Questo gravissimo episodio, signori, equivale al peggior attacco inferto alla nostra nazione e alla nostra democrazia da parte di una potenza straniera, un vero attentato, infinitamente ancor più grave perché orchestrato proprio dalla suprema autorità di Governo. Al proposito la Sommaruga, impacciata dalle rivelazioni di una ministra europea che ne ha certificato l’esistenza, ha balbettato confusamente l’accaduto, cercando invano di convincere la nazione circa l’indipendenza della Svizzera da simili congiure.

Questo vile, inqualificabile gesto, corrisponde a uno dei più gravi tradimenti pensabili; un gesto che merita come minimo la destituzione con la macchia del disonore di chi o di coloro che ne sono stati gli artefici, proprio di coloro che davanti a tutta la Nazione hanno giurato solennemente fedeltà alla Costituzione, quali garanti della supremazia del volere del popolo svizzero. Ridono ancora i tre signori, forse ancora per poco tempo; se ne ricorderanno i ticinesi al momento opportuno, quando questi parlamentari chiederanno la fiducia del popolo e lo pregheranno per essere rieletti.

Vittorio Pedrocchi, Locarno