Emergono nuovi, inquietanti dettagli sulla sventata strage alla Scuola cantonale di commercio di Bellinzona. Il ragazzo incirminato, che attualmente si trova ricoverato alla Clinica psichiatrica cantonale di Mendrisio, avrebbe mandato un avvertimento a un compagno che evidentemente voleva proteggere dalle sue stesse intenzioni distruttive: “Martedì non venire a scuola: non voglio che tu sia presente quel giorno” sarebbe stato l’sms inviato. Questo, unito ad altri comportamenti che hanno allarmato insegnanti e ragazzi, ha portato all’arresto del giovane.

Per ora, non ha ancora incontrato i genitori nonostante l’abbia chiesto più volte. Il padre si è limitato soltanto a poche parole affidate al settimanale Il Caffè: “Non posso dire nulla. Certo non me l’aspettavo”. Alla domanda sui motivi per i quali il figlio avesse tante armi ha risposto: “Nostro figlio era maggiorenne”.

Altri dettagli svelano che non si sarebbe trattato di una strage casuale, il ragazzo aveva stilato una lista con degli obiettivi ben precisi tra allievi e docenti della Commercio.

Il vicedirettore della scuola Nicola Pinchetti ha dichiarato a Libera TV: “Che forse stava progettando una strage a scuola l’abbiamo saputo solo giovedì dalla polizia, quando il ragazzo è stato arrestato. È sempre stato un ragazzo tranquillo, andava bene a scuola, studiava, si comportava bene. Non era certo un disadattato”. Tuttavia i campanelli d’allarme non sono rimasti inascoltati: “Alla Commercio – lavoriamo da anni per instaurare tra allievi, docenti e direzione un clima di reciproca fiducia. Questo sforzo ha dato i propri frutti: è funzionata la rete scolastica che ci ha permesso di cogliere i segnali e attuare la nostra strategia”.

Intanto sono molte le domande sorte sulla questione armi. Il deputato PLR Matteo Quadranti ha colto l’occasione per interrogare il Consiglio di Stato. “Vero è che il giovane è stato fermato prima che potesse eventualmente mettere in atto il disegno criminoso che gli viene imputato” afferma Quadranti ma di certo non “grazie ai meccanismi di autorizzazione  o controllo previsti dalla Legge sulle armi” che non si è dimostrata “uno valido strumento contro gli abusi in materia di armi”.

Intanto è stato creato un gruppo di sostegno psicologico di cui allievi e docenti possono usufruire per cercare di contenere l’ansia e le paure derivanti dalla raccapricciante idea di un “mass murder” tra le mura scolastiche.