Copione ampiamento rispettato sulle tanto attese modifiche fiscali, e non solo, proposte dal Consiglio di Stato.

Nei giorni scorsi, il Gran Consiglio ticinese ha approvato con una chiarissima maggioranza (PLR, Lega, PPD e UDC) il pacchetto fiscale – non chiamiamola riforma, per piacere! -, generato in buona sostanza dal voto popolare del maggio scorso, quando i cittadini del nostro paese hanno accettato la modifica della fiscalità delle imprese. Quest’ultima è essenzialmente volta ad allineare la Svizzera agli standard internazionali, eliminando in tal modo l’imposizione privilegiata per le aziende a statuto speciale, che in Svizzera hanno un importante ruolo.

Giocoforza bisognava correre in fretta ai ripari, per tentare di mantenere sul suolo cantonale e nazionale quelle aziende che forniscono notevoli cespiti all’erario e che, parallelamente, sono estremamente mobili, in grado quindi di spostare altrove, in altri Cantoni e all’estero, il proprio domicilio fiscale.

Ticino in ritardo

Sappiamo bene che molti Cantoni hanno reagito tempestivamente, abbassando in men che non si dica le aliquote per le persone giuridiche. Il Ticino, purtroppo, arriva in ritardo, così come in ambito fiscale è fermo al palo da una quindicina d’anni e così come da troppo tempo non è intervenuto a correggere le distorsioni e le penalizzazioni nei confronti delle persone fisiche, in particolare del ceto medio e dei “single” o persone sole (che fiscalmente rappresentano la maggioranza dei contribuenti ticinesi, ma che solo negli ultimi tempi qualcuno si è accorto, guarda un po’, che sono penalizzati).

Se per le persone giuridiche si potevano decisamente abbreviare i tempi per questo ribasso, per le persone fisiche si è fatto davvero troppo poco, mentre il pacchettino fiscale è stato vincolato, in un chiaro patto governativo, a nuovi investimenti destinati alla scuola e alla socialità per un totale di oltre 30 milioni di franchi.

I pretesti del PS

Copione ampiamente rispettato, dicevo! E infatti, il PS – con i vari partitini alla sua sinistra, oltre ai Verdi – ha puntualmente annunciato il lancio del referendum contro l’intero pacchetto. Che qualcuno si sia ingenuamente illuso che la sinistra ticinese potesse accettare i contenuti delle misure fiscali, solo perché il suo consigliere di Stato ha approvato la proposta in sede governativa, fa a dir poco sorridere, per chi conosce anche solo marginalmente la politica cantonale. Come ho già scritto alcune settimane fa, il PS segue praticamente da sempre una tattica collaudata, che conosco molto bene e che consiste nell’esercizio alibi di presentare una serie di controproposte, anche impraticabili, per farsi dire di no, ciò che gli permette di bocciare l’intero pacchetto, facendo finta comunque di essere entrato in materia. Il tutto in ossequio ad una vetusta e consunta posizione ideologica dogmaticamente contraria a qualsivoglia sgravio fiscale a favore dei redditi e dell’economia. Questa posizione, che assegna allo Stato un ruolo sempre più invasivo ed invadente, nasconde anche una concezione solo apparentemente più sottile, che trasforma automaticamente certi cosiddetti bisogni in diritti acquisiti. Nell’epoca dell’etica dei diritti a tutto campo, questo ha un peso non indifferente anche in termini di intervento statale.

Quale strategia?

Ora, se la posizione della sinistra è chiara da sempre, sarebbe importante capire la strategia governativa per mettere in atto quella tanto attesa riforma fiscale, che comporta un cambiamento strutturale di una legge tributaria, la quale, purtroppo, in Ticino non si è affatto adeguata ai cambiamenti e alle necessità della società.

Qualora il pacchetto votato dal Gran Consiglio dovesse venir bocciato dal popolo (uno scenario davvero negativo e pericoloso per il Cantone), molto probabilmente il quadriennio in ambito di politica fiscale – la fiscalità, checché se ne dica, resta un asse portante delle condizioni quadro di qualsiasi paese – sarebbe semplicemente chiuso, con tutte le conseguenze del caso.

Ribadire non basta

Se invece venisse accettato, il successivo passo verso la tanto auspicata riforma fiscale dovrebbe vertere su presupposti ben diversi da quelli finora adottati e basati prevalentemente su un’unanime accettazione governativa.

Riconoscere e ribadire, come ha fatto Alex Farinelli (PLR), correlatore del rapporto di maggioranza con Michele Foletti (Lega), che bisogna muoversi in futuro a sostegno del ceto medio e dei “single” fa molto piacere, ma non basta. Peccato, inoltre, che, solo due anni fa, la quasi totalità (con due sole eccezioni) del gruppo PLR in Gran Consiglio bocciò in maniera drastica, sulla base di un penoso rapportino di maggioranza, redatto da una sua rappresentante, un’iniziativa parlamentare generica a favore dei single presentata dalla sottoscritta nel lontano 2001. Come San Paolo, anche il PLR è nel frattempo stato colpito sulla via di Damasco, o di Bellinzona, convertendosi – in forma laica, “ça va sans dire” – alla necessità di difendere i redditi di ceto medio e single?

Intanto, da Berna…

Vedremo, all’atto pratico, come evolveranno le cose. Tanto più che, a brevissimo termine, sulle teste dei cittadini elvetici si abbatterà la mannaia delle eco tasse e degli eco balzelli, già decisa dalla maggioranza del Consiglio degli Stati e che verosimilmente, visti gli esiti elettorali del 20 ottobre, sarà sostenuta anche dal Consiglio nazionale.

Come già scritto, rispetto a quanto si sta prospettando a Berna in tema di eco tasse, la crescita dei premi di cassa malati appare quasi un‘inezia e una minutaglia. Altro che difesa dei redditi!

IRIS CANONICA