poiché l’istigazione all’odio e a delinquere e’ banalmente punita, è semplicemente ridicolo che un simile testo non sia censurato, anzi, sia difeso.

Un'”ode” al femminicidio dal palco di Sanremo? È polemica

Definirla ode sarebbe inopportuno, di certo, visto che il testo che recita è semplicemente disgustoso.

Parla di una “ragazza facile” (definita tale senza però eufemismi o mezzi termini) che offre le proprie grazie a un delinquente il quale alla fine del rapporto sessuale la uccide.

I toni sono volgari, volgarissimi, al limite del sopportabile. E non e il caso di citare, chessò, “Colpa di Alfredo” di Vasco, perché quest’ultima, che può piacere o no, comunque non incita al femminicidio.

Qui, invece, in un disgustoso video in cui compare una ragazza legata a una sedia, davanti al cui corpo tremante e inerme, il cantante (?) fa gesti osceni per poi strangolarla, il singolo pronuncia frasi raccapriccianti. Incitazione a stupro, sequestro di persona, omicidio. Anzi, femminicidio.

In Liguria, nel frattempo, sono state raccolte 20mila firme affinché il sedicente testo non venga cantato dal rapper.

Quel che stupisce è invece il supporto che il rapper ha ottenuto da altri artisti quali il rapper J-Ax e la cantautrice sicula Levante, che difendono l’uomo e il testo. Strillano di andare a sentirsi i brani di Eminem, in traduzione, che sarebbero “ben peggiori di quelli di Junior Cally”. E così, una presunta nefandezza, ne giustificherebbe un’altra.

“Questa polemica su Junior Cally è una roba da poveretti. Sono chiacchiere sterili – dice J-Ax -. Secondo voi un rapper non dovrebbe andare da nessuna parte?”

Non trattandosi tuttavia di genere, bensì di parole che calpestano il rispetto, non solo della donna, bensì dell’essere umano in totale, si auspica la censura di un tal testo.

Poiché l’utilità della censura, troppo spesso denigrata e travisata, e soprattutto quella di fare funzionare una società.

Poco importa se la cosiddetta censura fu utilizzata anche in tempi meno rosei, preoccupa di più il fatto che simili, disgustosi testi, non abbiano mai avuto il coraggio prima di essere editi.