Ebbene ci siamo, il 17 luglio aprira’ “Kakemono” a Villa Malpensata, a Lugano, visitabile sino al 21 Febbraio 2021. La mostra evento, la piu’ grande ed estesa sulla pittura Giapponese, offrira’ lo spunto per ammirare e conoscere, cinque secoli di tradizione figurativa nipponica in tutto, che verrà inaugurata il 16 Luglio 2020 alla presenza del Direttore del Musec, Francesco Paolo Campione ed il curatore della mostra, Matthi Forrer, con l’intervento del collezionista Claudio Perino.

Il kakemono (掛物) significa letteralmente “cosa appesa” diversamente detto kakejiku (掛軸), come specificato su wikipedia. Ed è un dipinto o una calligrafia giapponese “su seta, cotone o carta, organizzato a guisa di rotolo e destinato a essere appeso”. Come recita il comunicato stampa della mostra quindi: “[…]dopo l’arte del Novecento, letta attraverso la lente della scultura primitivista, e dopo i capolavori di arte etnica dei popoli del Borneo, il MUSEC, nella sua nuova sede di Villa Malpensata, propone un approfondimento sull’arte orientale che costituisce, dal 2005, uno dei poli della ricerca e dello sviluppo del Museo.”

“La mostra, curata da Matthi Forrer, ripercorre cinque secoli di tradizione figurativa nipponica tra il XVI e il XX secolo, attraverso 90 kakemono, ordinati lungo un percorso tematico che permette di esplorare in profondità la sostanza dei linguaggi pittorici, provenienti dall’inedita collezione, raccolta con cura filologica dal medico torinese Claudio Perino”.

Concludendo con le parole del direttore : «l’esposizione di Villa Malpensata è un nuovo capitolo nel percorso di studio della creatività e delle tradizioni culturali del Giappone, iniziato quindici anni fa dal MUSEC, con la rassegna dedicata alle foto sottomarine delle pescatrici di Hèkura, realizzate nel 1954 da Fosco Maraini, e proseguita con diversi altri capitoli, come quello sulle stampe erotiche (shunga) e quello sui capolavori della fotografia colorata a mano dell’Ottocento, di cui oggi possediamo una collezione di oltre 16.000 opere, di gran lunga la maggiore esistente al mondo» .

Infatti come scrive Matthi Forrer nel saggio del catalogo della mostra: «[….]quando il Giappone iniziò a considerare i cinesi come “fratelli maggiori” in molti campi quali le arti, l’artigianato e la tecnologia, fu automatico riconoscere l’importanza delle fonti letterarie e teoriche cinesi sulla pittura. […] Poiché la pittura cinese era principalmente a inchiostro su carta o su seta – con regole precise che mettevano in guardia sull’utilizzo dei colori, a meno che non fosse realmente necessario – la pittura giapponese adopera principalmente inchiostro nero su carta. Tale stile pittorico sarebbe stato formalizzato a partire dal XIV secolo nella tradizione – spesso piuttosto accademica – della scuola Kano».

Cristina T. Chiochia