“Luigi verrà decapitato domani. Ci siamo abbracciati e, piangendo, ci siamo detti addio”. Recita così, avviandosi a conclusione, uno degli ultimi capitoli de il diario segreto di Maria Antonietta best seller storico di Carolly Erickson, studiosa inglese.

Quando lo lessi, ricordo che piansi. È la commozione non soltanto dettata dall’humana pietas, che normalmente suscita  l’uccisione di un padre di famiglia, ma anche dalla consapevolezza della fine di un mondo, di una conflagrazione epocale che tutto dissolve, inaugurando una nuova epoca, non necessariamente migliore di quella che è, invece, irrimediabilmente perduta.

La morte di Luigi XVI, esaltata dai giacobini assetati di sangue che distrussero chiese e massacrarono vandeani, fu la fine di un mondo. Finì il mondo dell’élite aristocratica, ma non finì il mondo dei morti di fame; finì la monarchia, ma non nacque la democrazia, finì la sacralità, ma non nacque una nuova religione.

Il laicismo imperante, strascico della rivoluzione francese, si trascina sino ai giorni nostri: in Francia tutt’ora è legalizzata la distruzione di chiese.

La desacralizzazione del Re inaugurò un’epoca che rinnegava il proprio passato. In verità ci fu la parentesi napoleonica, stella splendente e astro fugace che fece invano intravvedere la pace europea, macchiandosi poi di sanguinose campagne. E il sogno infranto dell’Aiglon, morto 21 enne tra le pareti di Schönbrunn, legittimo imperatore di Francia che, in qualche modo, condivise quasi per una colpa ancestrale di cui pure era innocente, il triste destino dell’ultimo piccolo principe di Francia, Luigi XVII, morto di stenti nella cantina d’un macellaio, cui era stato affidato.

E il sogno infranto dell’Europa che, oggi, pur dichiarandosi erede d’una rivoluzione sanguinaria, non sa cogliere l’insegnamento della storia e, anzi, la distrugge.

Chantal Fantuzzi