Sciolgo subito l’interrogativo. Sì, Lugano arti contemporanee, il LAC, può diventare come il Kultur- und Kongresszentrum di Lucerna, il KKL, o almeno deve aspirare a diventarlo. Così come l’Università della Svizzera italiana, pur priva della storia centenaria che hanno le altre università svizzere, non ha complessi adolescenziali e si batte ad armi pari con esse quando non le supera. E così come la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana regge il confronto con quelle delle altre regioni e nella ricerca applicata è addirittura da sempre ai primi posti. Dunque, come ticinesi, non siamo secondi a nessuno e il LAC contribuirà a un ulteriore salto di qualità nell’offerta culturale ticinese.

So benissimo che intorno al LAC non c’è lo stesso entusiasmo che nel Ticino e in particolare a Lugano ha caratterizzato la nascita delle scuole universitarie della Svizzera italiana e, soprattutto, non c’è la stessa unanimità politica. Le riserve nascono dagli aspetti finanziari, che ovviamente meritano per ogni iniziativa pubblica tutte le attenzioni e tutto il rigore del caso.

Vediamo allora perché il LAC può diventare come il KKL, che è un po’ il punto di riferimento in Svizzera per centri come il Polo culturale di Lugano. Parto proprio dal KKL per sfatare il mito che i poli culturali siano luoghi di frequentazione solo per persone paludate di spessissimo manto culturale. Al KKL si producono, davanti a sale stracolme in cui è usuale trovare anche spettatori ticinesi arrivati in bus o con il treno, anche la Banda dell’esercito svizzero oppure la Pepe Lienhard Big Band. Insomma ci sono mattinate e serate di spettacoli “leggeri”, di cui possono fruire spettatori senza elevatissime pretese culturali; ammesso e non concesso che questi spettacoli “leggeri” debbano essere catalogati solo fra i sottoprodotti culturali o nemmeno fra quelli. Spettatori che colgono poi magari l’occasione per visitare i musei annessi al KKL o per gustare le offerte in uno dei vari ristoranti del complesso.

La stessa cosa è immaginabile per il LAC? Oso dire di sì, come ticinese, perché il LAC, anche grazie all’accordo sulla gestione siglato con il Cantone, è un progetto per tutto il Ticino. Forse non immediatamente. Ci vorrà del tempo, ma fra le certezze dei prossimi anni vi è la visione di svizzero-tedeschi che, grazie ad AlpTransit, partiranno in mattinata da una qualsiasi città d’oltralpe, seguiranno una mattinata al LAC, godendosi per il resto della giornata le altre offerte di Lugano o dell’intera regione per rientrare a casa loro in tarda serata.

Ci vorrà naturalmente una programmazione degli eventi espositivi, musicali, teatrali e altro ancora che sappia attirare numerosi visitatori da vicino ma anche da lontano, anche per giustificare le spese di funzionamento che non saranno trascurabili e che non potranno mai essere interamente coperte dai ricavi. Come accade per il KKL, in cui la mano pubblica – Cantone, Comune e altre istituzioni – interviene per circa un quarto su un budget di una ventina di milioni di franchi all’anno. Ma Lugano, città paragonabile a Lucerna per valori territoriali, substrato culturale, forza economica, è pure in grado di fare lo stesso. Non senza dimenticare che il KKL genera un indotto non trascurabile (valutato nel 2002 in 58 milioni di franchi). Un indotto che genererà anche il LAC, importante non solo per Lugano, ma per l’intero Ticino.

Christian Vitta,
Capogruppo PLRT in Gran Consiglio