Per soddisfare i clienti medio orientali, un numero sempre maggiore di banche svizzere organizza al suo interno un team specializzato in finanza islamica. Una gestione delle finanze basata sulla Charia, il diritto musulmano e che promette una crescita soddisfacente.
Nella finanza islamica non vi sono interessi bancari (proibiti dalla religione), nessuna speculazione (proibita dalla religione) e nessun rischio condiviso (proibito dalla religione). Dopo il disastro dei subprimes ecco dunque che la finanza islamica appare come un rifugio sicuro e tranquillizzante.
La gestione delle finanze in base ai dettami del Corano è chiara: “Chi tra beneficio da interessi sarà espulso dalla comunità, così come coloro che Satana ha reso folli”. Il Corano condanna con la stessa determinazione la speculazione e gli investimenti nei settori giudicati “impuri”: armi, carne di maiale, alcool, gioco d’azzardo, pornografia. I soldi non devono servire a fabbricare altri soldi ma devono favorire commercio e produzione.
“La finanza islamica non ha nulla a veder con un mondo virtuale. Ogni transazione è connessa alla realtà – spiega Fares Mourad, direttore del dipartimento di finanza islamica della Banca Sarasin, una delle maggiori banche private svizzere.
Con oltre 1’000 miliardi di dollari in gestione e – prima della crisi – un tasso di crescita annuo attorno al 20% , la finanza islamica è un importante tassello dei mercati mondiali. Il suo peso viene valutato attorno ai 32mila miliardi di dollari. In Svizzera chi, come la banca Sarasin, si è lanciato in questo settore guarda al futuro con ottimismo.
Nel 2009 UBS ha lanciato un’offensiva per conquistare con prodotti islamici i proprietari degli ingenti capitali circolanti nel Golfo Persico (Oman, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Qatar, Bahrein, Kuwait, Iraq e Iran). Julius Baer, Pictet & Cie e recentemente anche Lombard Odier Darier Hentsch & Cie muovono passi su questo terreno, che vedono colmo di opportunità, proponendo i loro servizi attraverso le sedi in Svizzera e sul posto.
I ricchi arabi privilegiano Ginevra per depositarvi buona parte delle loro ricchezze. Si stima che oggi la piazza finanziaria svizzera gestisca all’incirca 300 miliardi di dollari per conto della clientela araba. La maggior parte di questi capitali sono gestiti secondo la finanza convenzionale. Riuscire a proporre un portfolio di prodotti completo secondo le esigenze è una strategia necessaria, soprattutto perché da Hong Kong e da Londra la concorrenza è spietata.
Fares Mourad ritiene che al più tardi fra 10 anni tutte le banche svizzere avranno un dipartimento di finanza islamica. Non solo perché il Medio Oriente è un mercato da cui acquisire nuovi clienti ma anche per mantenere alto il livello di soddisfazione. Se questi clienti desiderano modificare la strategia d’investimento per motivi religiosi ogni banca deve poterli accontentare.
(Fonte: www.largeur.com)