Giorgio Ghiringhelli, coordinatore de Il Guastafeste, si vede confrontato con chi vorrebbe guastare la festa a lui. In previsione del lancio dell’ iniziativa “ Vietare la dissimulazione del viso nei luoghi pubblici e aperti al pubblico” e non solamente togliendo il casco integrale da motociclista, ma anche il burqa o il niqab, si vede confrontato con ben 15 comuni che hanno deciso -pur concedendogli l’autorizzazione – di non mettergli a disposizione la bancarella per la raccolta delle firme. Un affronto che lo stesso Ghiringhelli, nel suo scritto odierno giudica come un voler inserire “i bastoni fra le ruote ai promotori di raccolte di firme, come se essi esercitassero un’attività vergognosa e assolutamente da non incoraggiare”.

Ghiringhelli scrive ancora . “E’ vero che i Comuni non hanno un obbligo di mettere a disposizione un tavolino, ma questo sarebbe un gesto di cortesia per quei cittadini che si impegnano in politica e che andrebbero dunque premiati e incoraggiati anziché trattati come “appestati” e “disturbatori della quiete”. Spesso i raccoglitori di firme sono persone anziane, invalidi, persone (es- studenti) che non dispongono di un’auto e si devono spostare con i mezzi pubblici o il motorino o a piedi. Come fanno queste persone a portarsi dietro un tavolo e riportarlo a casa per tutti i giorni in cui i seggi elettorali sono aperti ? Un po’ di sensibilità verso questi cittadini non guasterebbe…”

Insomma un problema che sembra preoccupare il coordinatore del Guastafeste, che intende sfruttare le votazioni cantonali del 10 aprile, di regola ben frequentate, per riuscire a sensibilizzare il maggior numero di persone possibile, contro l’uso in Ticino del burqa e del niqab, ancorando alla costituzione cantonale un divieto assoluto.

L’ultima parola spetta ora al Consiglio di Stato, in caso di esito negativo a Ghiringhelli non resterà che equipaggiare il personale addetto alla raccolta delle firme, di una tavoletta di alluminio su cui appoggiare il foglio dove eventualmente apporre la propria firma.