Il discorso “complottista” che mercoledì il presidente siriano Bachar Al-Assad ha tenuto di fronte al Parlamento è stato giudicato un fallimento sia dalle diplomazie occidentali che da quelle dei paesi arabi. Nel suo stesso paese al Assad ha lasciato l’impressione di non aver per nulla capito la gravità della situazione.


Al Assad ha evocato un complotto politico, un manipolo di forze straniere che avrebbero spinto alla rivolta migliaia di siriani. Lui stesso, forse conscio della vacuità delle sue parole, si è premunito dicendo che molti avrebbero ritenuto insufficienti le sue argomentazioni. Infatti così è stato e gli argomenti che ha portato per spiegare e giustificare quanto accade in Siria non hanno convinto proprio nessuno.

La Siria ha il “vantaggio” di beneficiare dell’appoggio diplomatico di Israele e Stati Uniti. “Amicizie” non gradite dai paesi arabi ma che il regime di Damasco avrebbe almeno dovuto far giocare a proprio favore, usandole per migliorare la situazione economica e sociale del paese.
Invece il potere esercitato dagli al Assad, prima il padre e ora il figlio, tiene da decenni la Siria sotto una cappa di repressione e in balia ad una sistematica corruzione. Tanto per fare un esempio, il regime di emergenza nel paese dura dal 1963: 48 anni senza libertà di espressione e con la minaccia costante di venire arrestati per un motivo qualunque.

Al Assad ieri aveva definito “eccezionale” il momento che la Siria sta vivendo. La sua reazione alla situazione di eccezionale invece non ha niente. Certo, martedì aveva spinto il governo a dare le dimissioni ma questo non significa nulla. Lui rimane saldo a suo posto e il nuovo governo camminerà nella sua ombra.

Molti osservatori geo-politici avevano scommesso sul fattore positivo della sua età : Bachar al Assad era diventato presidente nel 2000, a soli 35 anni. Studi di oftalmologia a Londra e nessuna esperienza dirigenziale, anzi un totale disinteresse per la politica, al punto che suo padre Hafez al Assad aveva scelto l’altro suo figlio Basil, per succedergli alla guida del paese.
Ma poi nel 1994 Basil era morto in un incidente d’auto e Bachar si era visto richiamare in patria per prepararsi a diventare presidente alla morte del padre. Cosa che era successa sei anni più tardi.

Oggi Bachar al Assad assomiglia in tutto e per tutto a presidenti molto più vecchi di lui, il tunisino Ben Ali, l’egiziano Moubarak, il yemenita Saleh… e questo grazie all’immobilismo politico in cui si è seduto in questi 11 anni. Il suo discorso di ieri è stato il perfetto proclama di un vecchio e ottuso conservatore.