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Essere Liberale Radicale
Essere Liberale Radicale significa credere che la ricchezza non va solo distribuita, così come non va solo creata; essa va creata e distribuita in modo saggio. Per usare una metafora sportiva, se immagino la vita come una corsa podistica, il liberale radicale vuole che tutti possano avere le stesse condizioni di partenza (partire tutti sulla medesima linea dello start) e a seconda dell’ impegno, del merito, del valore dimostrato ritrovarsi nella classifica di fine corsa. Questo garantendo a tutti, anche a coloro che dopo il primo giro di pista boccheggiano, di arrivare alla fine della corsa. Il liberalismo politico economico e il liberalismo politico sociale: queste due componenti del liberalismo, che il partito Liberale Radicale ha portato avanti in parallelo durante il dopo guerra, sono la ragione per la quale il Ticino è passato da cantone di tradizione agricola, povero com’era prima della seconda guerra mondiale, a cantone in crescita, che a poco a poco si è trasformato in un cantone decisamente avanzato, capace di permettere alla popolazione di vivere serenamente e con meno preoccupazioni rispetto ai cittadini di molti paesi attorno a noi. È questa capacità di conciliare la crescita economica con la crescita sociale del paese la ricetta vincente. Crescita economica vuol dire buone leggi, fiscalità moderata vuol dire burocrazia frenata, vuol dire aziende che possono svilupparsi senza intralci di politica salariale, vuol dire aziende che possono esportare, vuol dire aziende inserite in una rete internazionale. E tutto questo il Ticino offre ricavandone una crescita continua. Le nostre aziende, sia quelle industriali, sia quelle del terziario sono aziende di punta. Crescita sociale non vuol dire assistenzialismo, significa garantire a tutti – indipendentemente dalle condizioni sociali di partenza – la possibilità di realizzarsi e di raggiungere, mediante l’impegno e la costanza, i propri obiettivi. È questo il cantone che conosciamo, è questo il cantone guidato dai liberali radicali e da tutti quegli amministratori comunali e cantonali che nel corso degli anni hanno costruito il successo del paese. In questa situazione sarebbe un errore grave trascurare quella parte della politica che fonda il suo lavoro guardando avanti; non guardando i propri piedi sul posto ma guardando più in là per vedere che cosa è necessario fare per garantire un futuro alla nostra popolazione.

La lega: negazione della democrazia e della politica della ragione
Non serve avere ogni tanto qualche buona idea se queste vengono poi screditate facendo abitualmente leva su minacce, insulti e modi che degradano la vita politica e, anche nei riflessi fuori del Ticino, il nostro Cantone. Eludere intenzionalmente la complessità delle cose, semplificandole fino alla banalizzazione e illudendo i cittadini che le soluzioni siano sempre facili, immediate e nette significa cullare sempre e soltanto la propria popolarità. Assumersi fino in fondo responsabilità di governo è impresa faticosa. Non bisogna raccontare alla gente stupidaggini: promettere tutto per cercare consensi è facile, trovare soluzioni vere ai problemi dei cittadini senza lasciare sulle spalle dei nostri figli una montagna di debiti è difficile. E ricordiamoci che i debiti di oggi saranno le tasse e le imposte di domani. La Svizzera è campione d’Europa nella gestione delle finanze pubbliche; è economicamente sana e ha affrontato la crisi in una situazione assai migliore di quasi tutti gli altri paesi. Assistiamo a una sistematica manipolazione della verità e a lamentele orchestrate ad arte per aizzare e cavalcare il malumore. Il Ticino gode di buona salute finanziaria ed economica, ha condizioni quadro invidiabili (sanità, giustizia, formazione, sicurezza, pace sociale e molto altro). Ciò non significa che non vi siano ancora ampi spazi di miglioramento e di crescita; anzi proprio per puntare a un continuo miglioramento bisogna scegliere chi serve il paese prima che le proprie ambizioni. Se il paese, al contrario, sarà gestito con visioni di breve termine, solo per compiacere elettrici ed elettori, e quindi senza competenza e senza saggezza, allora sarà un Ticino che perde e un Ticino che perde vedrà ridursi il benessere della sua popolazione.
L’autocritica e la fiducia
Le dispute interne al partito non sono mancate e talvolta, purtroppo, non si sono limitate a un sano confronto di idee. Tuttavia queste diatribe – causate da alcuni irriducibili della vecchia guardia che stanno terminando la loro vita pubblica – non possono e non devono distogliere l’attenzione né da quanto il partito ha fatto nell’interesse del Cantone e dei suoi cittadini né dall’eventualità di un raddoppio leghista. È un momento importante: Fiducia nel rinnovamento generazionale e nel PLR!
Michele Bertini