Certi di avere il controllo su Tripoli, i ribeli libici puntano a Sirte, ultimo grande bastione di Muammar Gheddafi, convinti che il colonnello, in fuga da una settimana, sia ancora pericoloso.

Moustapha Abdeljalil, presidente del Consiglio nazionale di transizione, l’organo politico della ribellione, ha dichiarato lunedì che Gheddafi potrebbe essere capace di chiamare a raccolta milioni di persone pronte a sostenerlo e a lottare per lui in tutta la Libia.
Per questo motivo, argomenta Abdeljalil, alla Nato viene chiesto di proseguire i raid aerei sulle forze armate del regime. La coalizione può aiutare a ristabilire la sicurezza nel paese e ad eliminare le cellule dormienti e quanto resta del regime di Tripoli.
Il CNT non esclude di fare appello a poliziotti di diversi paesi arabi per aiutare la Libia a garantire la sicurezza dei civili.

La Nato, che dirige le operazioni militari dal 31 marzo, vedrà scadere il suo mandato il 27 settembre. I raid aerei proseguono soprattutto sulla città di Sirte e nei suoi dintorni.
A Tripoli la situazione è calma. Gran parte della città è senza acqua e senza corrente elettrica. I ribelli hanno fatto sapere che l’acqua viene distribuita in diverse moschee, ma molte persone non hanno modo di recarsi al rifornimento.
In città i combattimenti sono terminati, salvo qualche sacca di resistenza sporadica, che esce allo scoperto soprattutto la notte. Nella notte di domenica velivoli Nato sono passati sopra la capitale e al loro passaggio sono state udite violente esplosioni.

La battaglia si concentra ora a Sirte, dove si pensa possa nascondersi Gheddafi, La città conta 120’000 abitanti e si trova a 360 chilometri da Tripoli. I ribelli si stanno avvicinando: ad ovest, provenienti dalla capitale, si trovano a 30 chilometri di distanza, mentre ad est sono ad un centinaio di chilometri. La loro avanzata è rallentata dagli scontri con le truppe del regime.
I leader tribali di Sirte stanno trattando per concordare i termini di una resa eventuale. Un portavoce dei ribelli ha assicurato che queste trattative non dureranno troppo a lungo e se un accordo non verrà trovato a breve la situazione verrà risolta con le armi.

Domenica i ribelli avrebbero liberato da tutte le prigioni del paese almeno centomila detenuti. All’appello mancano ancora 50mila persone fatte prigioniere nei mesi scorsi e di cui non si ha traccia. L’inquietudine è ancora più pesante dopo la scoperta, in una base appartenente a Khamis Gheddafi, uno dei figli del colonnello, dei cadaveri di decine di prigionieri giustiziati e poi dati alle fiamme.
Riguardo a Khamis, che comanda un battaglione ancora attivo contro i ribelli, è stato dato per morto in uno scontro a fuoco sabato scorso. La sua morte in combattimento era già stata annunciata e smentita due volte.