Marco Chiesa, candidato dell’UDC al Consiglio Nazionale si esprime in vista delle elezioni federali del 23 ottobre.


Ticino Live: Marco Chiesa, economista. Molti si aspettavano una sua candidatura al Consiglio degli Stati. Perché invece punta al Consiglio Nazionale?

Marco Chiesa: La domanda mi lusinga ma credo, sinceramente, che Sergio Morisoli saprà fare molto meglio in questa contesa elettorale di quanto avrei potuto fare io; approfitto della vostra cortese ospitalità per porgergli i miei migliori auguri.
Per quel che è della mia corsa al Nazionale poi, il solo fatto di poter sperare di varcare la soglia di Palazzo federale nel mese di ottobre mi onora e mi emoziona. Sono uno svizzero che ama il proprio Paese!

TL: E’ legittimo attendersi, come ticinesi, che il politico che siede a Berna difenda il Ticino a spada tratta? Oppure vanno considerate altre e più vaste dinamiche?

MC: Rafforzando il Canton Ticino rafforziamo tutta la Svizzera. D’altronde nel mosaico della cupola di Palazzo federale campeggia la scritta “Unus pro omnibus, omnes pro uno” e non significa evidentemente che i più forti debbano diventare più deboli ma che i più deboli devono diventare più forti a mezzo dell’aiuto reciproco. Purtroppo per il Ticino, per troppo tempo, siamo stati rappresentati a Berna dalle persone sbagliate nei posti giusti.

TL: Il connubio UDC- Lega dovrebbe durare e consolidarsi nel prossimo quadriennio parlamentare oppure si tratta di un’unione strategica unicamente ai fini elettorali?

MC: Noi ci sentiamo liberi di svolgere il nostro compito d’opposizione a Bellinzona e non verremo certo meno ai nostri principi che, talvolta, non coincidono con quelli del movimento di Bignasca. Abbiamo in passato, con grande onestà e trasparenza, contribuito al raddoppio della Lega in Consiglio di Stato e al Municipio di Lugano e oggi chiediamo lo stesso contributo alla Lega per ottenere il primo consigliere nazionale UDC.

TL: Dalle elezioni cantonali dello scorso aprile l’UDC è cresciuto meno di quanto ci si aspettasse e questo malgrado la campagna Balairatt, che ha toccato problematiche sensibili. Come lo spiega?

MC: La campagna Balairatt ha certamente scatenato un acceso dibattito attorno a temi sensibili del nostro Cantone. L’UDC ha proposto una soluzione chiara in proposito, soluzione messa nero su bianco nell’iniziativa per arrestare l’immigrazione di massa in atto. Certamente ci dispiace di non aver aumentato il nostro gruppo parlamentare, penalizzati anche dalla rinuncia del volano di una lista per il Consiglio di Stato, ma ora dobbiamo guardare avanti e pensare al 23 ottobre.

TL: L’attuale situazione di crisi nel nostro paese rivela tragicamente il problema dei cartelli. E’ in grado di fare promesse in materia ai suoi elettori?

MC: La mia promessa è quella di continuare anche in futuro ad essere una persona libera. Non ho né interessi personali né di bottega da difendere. Credo questa sia la miglior premessa per potermi impegnare con trasparenza in favore del nostro Cantone e il nostro Paese, contro ogni forma di cartello che danneggia la concorrenza e penalizza i cittadini.

TL: Quale posizione difenderà nella discussione attorno alla futura chiusura – per lavori di risanamento – della galleria autostradale del San Gottardo?

MC: Nel 2010 il nostro gruppo parlamentare ha lanciato un’iniziativa cantonale, sollecitata e fortemente voluta dai nostri giovani UDC, che richiedeva il completamento del San Gottardo per motivi di sicurezza. La proposta, che mi vedeva come primo firmatario, è stata accettata dal parlamento ed è dunque divenuta messaggio cantonale alla Berna federale.
In seguito, consci della necessità di coinvolgere il primo partito in Svizzera in questa operazione, abbiamo, come sezione ticinese, richiesto e ottenuto l’inserimento nel programma elettorale dell’UDC nazionale del raddoppio della galleria autostradale. Non vi possono dunque essere dubbi su quale posizione adotterei in merito a questo fondamentale tema.

TL: Fulvio Pelli e la vicenda Banca Stato. Come commenta quanto accaduto?

MC: È ciò che succede a chi tratta la cosa pubblica come se fosse una cosa privata. Ritengo che metodi della prima repubblica italiana non possano più essere tollerati nel nostro Cantone e che chi non vuole mettersi al servizio della gente ma che mette la gente al servizio proprio non può restare al suo posto.

TL: Casse malati. Il loro potere decisionale in materia di cure aumenta annualmente, così come l’esplosione dei premi. Fra qualche anno saranno le casse malati a decidere chi dovrà morire e chi avrà invece la possibilità di accedere alle cure migliori?

MC: Non più tardi di ieri, gli assicuratori malattia, con grande arroganza, hanno dimostrato di non tenere assolutamente conto dei giusti argomenti del Canton Ticino, che è al sesto posto nella classifica dei Cantoni con i premi più cari.
Prendendo poi atto che il premio medio complessivo LAMal è più che raddoppiato in meno di 15 anni e che, malgrado delle riserve che raggiungo quasi un tasso del 30% mentre il minimo legale è dell’11%, la competenza e l’efficacia dell’Ufficio federale della sanità pubblica rasenta lo zero assoluto. Qui urgono dei segnali politici forti e inequivocabili.

TL: La Svizzera si appresta a uscire definitivamente dal nucleare. Decisione legittima o frutto delle emozioni scatenate dal disastro giapponese?

MC: Il nostro Paese deve poter contare su una politica energetica indipendente dalle altre nazioni. Dobbiamo necessariamente essere autosufficienti in questo ambito strategico. Se il Consiglio federale è in grado di garantire questa indipendenza rinunciando al nucleare a favore di energie rinnovabili non vedo perché non farlo. Se, al contrario, il nostro fabbisogno di energia, ad un costo sostenibile per i cittadini e le aziende, non potesse essere garantito con le sole energie alternative, riterrei necessario ritardarne l’uscita.