Sabato, 130mila persone sono sfilate a Lisbona e 50mila nella città di Porto per protestare contro le misure di austerità vigenti nel paese.
Migliaia di funzionari e salariati del settore privato hanno marciato scandendo slogan contro l’FMI, contro il governo e contro l’Unione europea, accusati di aver imposto al Portogallo un rigoroso piano di austerità, severe misure entrate definitivamente nel sistema e percepite come un’aggressione.
Si tratta della prima manifestazione nazionale di una simile portata da giugno, quando è stato insediato il nuovo governo di Pedro Passos Coelho.
Terzo paese dopo la Grecia e l’Irlanda a beneficiare di un aiuto finanziario (78 miliardi di euro ripartiti su tre anni) il Portogallo si è impegnato nei confronti di UE e FMI ad attuare un rigoroso piano di austerità per ridurre il deficit del paese, risanare le finanze pubbliche e rilanciare l’economia.
Per raggiungere questi obiettivi, il governo di Coelho ha già messo in opera una serie di misure drastiche: una tassa straordinaria sui redditi, diversi aumenti d’imposta, cali delle prestazioni sociali, privatizzazioni, blocco degli aumenti di salario.