Ospite di Francesco De Maria è oggi Fabio Regazzi, Consigliere nazionale PPD.

Francesco De Maria: On. Fabio Regazzi, complimenti per la brillante elezione. Ci sveli il segreto del suo successo elettorale.
Fabio Regazzi: Lo splendido risultato premia anzitutto l’esperienza politica maturata in questi anni, la mia presenza costante sul territorio e non da ultimo l’aver saputo affrontare e vincere cause date da molti, giornalisti compresi, come perse (cito il divieto di fumo nei locali pubblici, il controprogetto sulla centrale a carbone di Lünen e la politica delle riversioni). Oggi più che mai serve partecipazione, coinvolgimento, consenso. Solo così l’elettore ripaga per un lavoro serio ma anche coraggioso.

FDM: In questo PPD di Jelmini sembra che ci sia un certo spazio per la destra o il centro-destra. È cambiato il presidente o sono cambiati i tempi?
FR: “Se la cioccolata svizzera è di destra, la Nutella è ancora di sinistra. Ma cos’è la destra cos’è la sinistra…” cantava Giorgio Gaber. Con questo voglio dire che il dibattito a sapere se il PPD è di destra, centro-destra o centro-sinistra mi pare sterile. Il centro-destra è sempre stata una componente importante del partito, così come lo è il centro-sinistra. Il presidente Jelmini ha il grande merito di aver lasciato spazio a tutti per crescere, e alcune personalità (e fra queste mi ci metto anch’io) hanno saputo giocare le loro carte. Altre chiavi di lettura non ce ne sono, a meno di voler fare dietrologia.

FDM: Il notevole successo, con ben 3 eletti, della lista congiunta Lega-UDC alle recenti elezioni federali
FR: … riflette le attuali preferenze della popolazione ticinese, non da ultimo un certo disagio nei confronti di situazioni socio-economiche sfruttate ad arte da talune forze politiche. Il mio stile è comunque diverso: alla mera denuncia dei problemi (spesso urlata), preferisco la ricerca di soluzioni percorribili, senza tuttavia rinunciare alla mia indole di attaccante.

FDM: Il Ticino manda a Berna 10 rappresentanti. Accanto ai 3 eletti “congiunti” abbiamo Lombardi e Regazzi. Con Morisoli che potrebbe anche farcela. Un grosso cambiamento rispetto al 2007-2011.
FR: È innegabile che vi sia stato un cambiamento. Il Popolo è sovrano e così ha deciso. Non c’è dunque da scandalizzarsi. Se questa compagine non produrrà risultati, fra 4 anni le cittadine e i cittadini ticinesi avranno la possibilità di cambiare. Sono queste le regole del gioco in democrazia.

FDM: L’on. Abate ha detto che il ticket lo usa solo per andare al cinema o salire sul bus. E lei?
FR: I ticket sono delle finzioni giornalistiche perché oggi l’elettorato non segue più le indicazioni dei vertici dei partiti. Ogni candidato porta avanti le proprie idee e proposte. Sarà poi l’elettore a votare le personalità che meglio lo rappresentano.

FDM: Alla Briccola lei ha parlato di fronte a 120 aderenti/simpatizzanti di Idea Liberale. Se io dicessi: l’on. Regazzi è liberale, direi un’eresia?
FR: No, dal punto di vista culturale io mi ritengo liberal-conservatore, che tra l’altro è una corrente di pensiero, antenata del PPD, che affonda radici lontane tra il 1860 e il 1875 e ha sostenuto importanti battaglie in favore della libertà d’insegnamento, di una riforma elettorale, della riforma giudiziaria e in particolar modo della revisione della Costituzione cantonale. Quindi, in quest’accezione il riferimento al pensiero liberale ci sta benissimo. Per il resto sono e resterò popolare-democratico, partito in cui mi trovo a mio agio e che sono orgoglioso di poter rappresentare a Berna.

FDM: Ogni azzurro, da che mondo è mondo, ha guardato con timore e senza amore al suo tradizionale avversario, che gli era sempre avanti di una spanna. Ci indichi qualche causa che ha portato alla caduta del PLRT.
FR: Mi limiterei a 2 anche se la lista potrebbe essere lunga:
1. una certa arroganza congenita in chi ha avuto il potere in mano da tanti, forse troppi, anni influendo sulle sorti di questo Cantone;
2. una forma di autismo che gli ha impedito di cogliere il cambiamento in atto nel Paese e anticiparlo. Ma quest’incapacità colpisce tutti i partiti storici, sinistra inclusa.

FDM: La circolazione nel piano di Magadino è un eterno problema (più ancora per un locarnese che per un luganese…) che sembra rimandato alle calende greche. Lei una soluzione ce l’ha?
FR: Una soluzione ce l’avrei ma non è democratica, ossia realizzare la variante 95 affossata dal popolo qualche anno fa. Nuovi progetti sono ora al vaglio del Consiglio federale, per cui mi attiverò affinché si giunga in tempi brevi a una decisione. Comunque quanta fatica per ottenere un’infrastruttura fondamentale per il Locarnese!

FDM: Il fallimento del recente progetto di aggregazione nel Locarnese le ha fatto piacere o rabbia?
FR: Né l’uno né l’altra. Accetto la volontà popolare che manifesta chiaramente come i presupposti per un’aggregazione non sono ancora dati. Ritengo, fra le altre cose, che vi sia anche un problema di persone. E’ mancata una figura di riferimento autorevole come è stato Giorgio Giudici a Lugano e Carlo Croci a Mendrisio. Credo però che la questione è solo rimandata.

FDM: E’ favorevole all’abbandono del nucleare? Quale è la sua posizione sulla cruciale questione energetica?
FR: Ho sempre detto che l’abbandono del nucleare è stata una decisione un po’ affrettata anche se capisco che la pressione della tragedia di Fukushima sia stata molto forte. Non illudiamo però la gente: in pochi decenni non saremo in grado di sostituire il 40% di energia nucleare con il rinnovabile allorquando il consumo di elettricità continua a salire. Non sono di principio contrario alle energie rinnovabili, anzi, ma constato con una certa amarezza che ad esempio i ricorsi contro la costruzione di pale eoliche sono presentati proprio dalla Stan e da Pro Natura, due delle tante associazioni ambientaliste favorevoli al rinnovabile. Mi si spieghi dove risiede la loro coerenza!

FDM: E’ da poco caduto Silvio Berlusconi. Il governo del Cavaliere è stato un governo amico della Svizzera?
FR: Direi proprio di no, soprattutto con a capo il ministro delle finanze Tremonti. Parecchi gli esempi: il continuo rinnovo delle liste nere, l’atteggiamento italiano nei confronti della Svizzera durante la crisi con la Libia (che deteneva due nostri ostaggi, anche se qualche tempo non hanno esitato a bombardare il loro “alleato”). Ma anche i ripetuti scudi fiscali pensati e applicati contro il nostro Paese con metodi a volte penosi. Spero vivamente che il nuovo Governo tecnico saprà inaugurare una nuova stagione di rapporti amichevoli e di collaborazione efficace con il nostro Paese.

FDM: Il 14 dicembre sarà un giorno di fuoco. La prego di definire la sua posizione circa un’equa ripartizione dei seggi in Consiglio Federale e circa l’opportunità di rieleggere la signora Widmer Schlumpf.
FR: Se l’elezione fosse fondata su delle valutazioni di merito, credo che la signora Widmer Schlumpf abbia tutte le carte per venir rieletta. Tuttavia il sistema di concordanza fonda su una logica matematica che accorderebbe all’UDC il diritto ad un secondo seggio. La domanda sussidiaria che occorre porsi è a sapere se in gioco non sia piuttosto il secondo seggio liberale-radicale. E dal momento che il bilancio politico dei due consiglieri federali uscenti non mi pare particolarmente brillante anche questa ipotesi non mi risulta poi tanto remota. In ogni caso sarà un’elezione molto aperta e interessante e sono felice di potervi prendere parte attivamente.

FDM: La consigliera di Stato Laura Sadis ha espresso il suo sostegno alla candidatura di Marina Carobbio al Consiglio Federale. Un appoggio che caratterizza Sadis politicamente a sinistra oppure si configura come un gesto, diciamo così, patriottico?
FR: Mah, bisognerebbe chiederlo direttamente a lei. Un’ipotesi potrebbe essere che si sia mossa in base a delle “affinità elettive” spiegabili non da ultimo con il sostegno che talune frange del PS le hanno sempre accordato. In generale rilevo comunque una certa ipocrisia quando si discute di sostegno a possibili candidati ticinesi al Consiglio Federale.

FDM: Concludiamo… con la ricetta miracolosa… che potrebbe anche non esistere. Che cosa deve fare il PPD – sia svizzero che ticinese – per riprendersi tutti i voti che ha perso per strada o, quanto meno, per fermare l’emorragia?
FR: Grazie alla ricetta miracolosa (di cui ignoro però gli ingredienti…) il PPD saprà coinvolgere maggiormente i giovani. La nostra base di elettori è mediamente più anziana degli altri partiti (over 65 anni), che tra ca. 25 anni diventeranno novantenni! Si pone quindi drammaticamente il problema della sopravvivenza medesima del partito sulla quale la dirigenza dovrà chinarsi in tempi brevissimi.

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