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Aula del Gran Consiglio spaccata in due, rileva l’edizione odierna de La Regione: “Da una parte il governo a maggioranza leghista con i suoi messaggi, dall’altra i deputati che hanno scelto due modi per dimostrare il loro dissenso: astensione o bocciatura. Risultato? Tre temi hanno ricevuto il via libera solo per ‘il rotto della cuffia’ o, per dirla in un altro modo, sono passati ‘a minoranza’. Cosa sta succedendo?”

L’evolversi della situazione “dipende in gran parte da quanto proporrà il Consiglio di Stato” ha dichiarato al quotidiano la socialista Pelin Kandemir Bordoli, spiegando che le astensioni del PS hanno quale scopo anche di richiamare ad un comportamento maggiormente responsabile la Lega dei ticinesi, partito di maggioranza relativa.
“Non si può tuttavia negare – precisa Kandemir Bordoli – che già ora emerge una certa difficoltà di questo Parlamento nel confrontarsi e nel trovare, magari prima di arrivare in aula, delle maggioranze chiare e in grado di proporre progetti e piste di lavoro.”

Di parere diverso è il leghista Attilio Bignasca, il quale ritiene che la mancanza di concordanza sia dovuta al fatto che molti parlamentari devono ancora fare esperienza e che dopo un periodo di rodaggio tutto si sistemerà.
Fiorenzo Dadò, capogruppo del PPD, parla di Granconsiglieri disorientati: “E’ tutto molto complicato, anche per le dinamiche economiche che vanno oltre i nostri confini. Quando ci troviamo tra capigruppo, nessuno ha la ricetta magica. Del resto, nemmeno il governo con il preventivo ha saputo trovare soluzioni.”
Infine La Regione presenta il commento del PLRT Christian Vitta: “Nella frammentazione politica attuale costruire maggioranze è molto più difficile. In commissione, seppure i numeri per preparare un rapporto ci sono, ti ritrovi poi diverse firme con riserva o deputati che non firmano del tutto. Il cammino è molto più tortuoso.”