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Dopo tre ore di intenso dibattito, l’unione tra Lega, socialisti e I Verdi ha battuto, con 42 voti contro 39, l’asse PLRT-PPD-UDC, bocciando così la proposta di condono fiscale per fa­re riemergere capitali non dichia­rati al fisco.

C’è chi definisce inaffidabile il gruppo della Lega, che sul tema ha sempre tergiversato, e chi biasima il gruppo PPD per i suoi cinque deputati assenti, scrive oggi il Corriere del Ticino : “Assieme all’amnistia se ne vanno anche i 24 milio­ni di entrate supplementari già inserite nel preventivo 2012 (quale stima della somma recuperata grazie al condono fi­scale) e di riflesso il deficit del Cantone ora sfiora i 250 milioni.
A pesare sul risultato è stato in particolare il no della Lega. Subito do­po il voto si è accesa la polemica su alcune assenze al momento de­cisivo: tra i banchi del PPD erano assenti il capogruppo Fiorenzo Da­dò, Marco Passalia, Maurizio Agustoni e Franco Denti.
Smarcandosi dal suo grup­po, il deputato Fabio Bacchetta-Cattori ha detto no all’amnistia, mentre Raffaele De Rosa era a Palazzo ma non si trovava in aula al momento della conta. In casa PLRT non c’era Lorenzo Orsi (scusato).

Al no della Le­ga (tra i proponenti, oltre due anni fa, dell’iniziativa per l’amnistia, ma favore­vole ad essa solo nell’ambito di un pac­chetto fiscale comprensivo di sgravi ed aiuti ai ticinesi in difficoltà con i premi di cassa malati) si è aggiunto quello dei Verdi, per i quali il condono fiscale an­dava inserito in un progetto politico, al momento mancante.
Contrario anche il PS. Su Twitter questo era il com­mento di Sergio Savoia : “Magari PLRT e PPD hanno imparato che non control­lano più il Parlamento”.

Il capogruppo del PLRT Christian Vitta ha avvertito che una bocciatura dell’amnistia avrebbe com­portato l’automatica uscita dal tavolo delle trattative avviate dai quattro par­titi di Governo per cercare di trovare un accordo su una manovra di carattere fi­scale.
IL PLRT dichiara che di accordi di legislatura non intende più parlare. La Lega è ormai considerato un partner inaffidabile e sen­za l’amnistia mancano le premes­se per continuare le trattative”.